lunedì, luglio 31, 2006
Riepilogo Luglio
Dal blog di Vera copio volentieri l'idea del riepilogo mensile dei post inseriti, in quanto credo che possa tornare utile sia a me che a qualunque altro lettore nella eventuale ricerca di un particolare post.

Farfallette al finto salmone
Il programma delle 8 R
Detersivo per piatti
Guerra e coerenza
Blackout
Movimento (fisso)
Luca Mercalli
Decrescita e veganismo
Blockbuster
Aria "confezionata"
NoTav: Val di Susa & Decrescita
Sottotitolo
Manifesto del Movimento per la Decrescita Felice
Eccomi...
 
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domenica, luglio 30, 2006
Farfallette al finto salmone
Di tanto in tanto, su questo blog troverete anche alcune ricette, ovviamente rigorosamente vegan. La ricetta che vi propongo oggi è tratta dal prezioso ricettario del sito www.vegan3000.info ed è presente anche sul libro "La cucina etica" (che contiene oltre 700 ricette vegan). Eccola di seguito:
Farfallette al finto salmone

Ingredienti

Per 4 persone: 400 gr di farfallette, 2 grossi peperoni rossi, 1 cipolla, olio extravergine d'oliva, panna di soia, spezie a vostra scelta (prezzemolo, timo, basilico, erba cipollina, ecc.), sale

Preparazione

Mentre fate cuocere la pasta tagliate a striscioline di 3 o 4 cm i peperoni e fateli saltare con olio e cipolla in una padella molto capiente. Quando sono appassiti, frullateli con un frullatore a immersione, aggiungete la panna e scaldate il tutto per un paio di minuti. Scolate la pasta ed unitela ai peperoni. L'effetto ottico è assicurato! Potete insaporire il tutto con le spezie a voi più congeniali. Questo piatto piacerà molto anche a chi è solito mangiare il salmone vero.
Noi l'abbiamo provata (con i fusilli) ed è davvero molto ma molto buona (infatti la cuciniamo anche oggi a pranzo). Provare per credere (il messaggio è rivolto sopratutto agli onnivori, ahimè pochi, che frequentano questo blog). La ricetta è denominata "al finto salmone" in quanto l'aspetto è molto simile alle tradizionali (soprattutto nel periodo natalizio) "farfallette al salmone", ma in quanto al gusto non ha nulla da invidiare a quel triste e macabro piatto (che costa anche un "pozzo" di soldi, in barba al fatto che la cucina vegan è costosa e non tutti possono permettersela).
 
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mercoledì, luglio 26, 2006
Il programma delle 8 R
La “società della decrescita” presuppone, come primo passo, la drastica diminuzione degli effetti negativi della crescita e, come secondo passo, l’attivazione dei circoli virtuosi legati alla decrescita: ridurre il saccheggio della biosfera non può che condurci ad un miglior modo di vivere. Questo processo comporta otto obiettivi interdipendenti, le 8 R: rivalutare, ricontestualizzare, ristrutturare, rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare. Tutte insieme possono portare, nel tempo, ad una decrescita serena, conviviale e pacifica.

Rivalutare. Rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali organizziamo la nostra vita, cambiando quelli che devono esser cambiati. L’altruismo dovrà prevalere sull’egoismo, la cooperazione sulla concorrenza, il piacere del tempo libero sull’ossessione del lavoro, la cura della vita sociale sul consumo illimitato, il locale sul globale, il bello sull’efficiente, il ragionevole sul razionale. Questa rivalutazione deve poter superare l’immaginario in cui viviamo, i cui valori sono sistemici, sono cioè suscitati e stimolati dal sistema, che a loro volta contribuiscono a rafforzare.

Ricontestualizzare. Modificare il contesto concettuale ed emozionale di una situazione, o il punto di vista secondo cui essa è vissuta, così da mutarne completamente il senso. Questo cambiamento si impone, ad esempio, per i concetti di ricchezza e di povertà e ancor più urgentemente per scarsità e abbondanza, la “diabolica coppia” fondatrice dell’immaginario economico. L’economia attuale, infatti, trasforma l’abbondanza naturale in scarsità, creando artificialmente mancanza e bisogno, attraverso l’appropriazione della natura e la sua mercificazione.

Ristrutturare. Adattare in funzione del cambiamento dei valori le strutture economico-produttive, i modelli di consumo, i rapporti sociali, gli stili di vita, così da orientarli verso una società di decrescita. Quanto più questa ristrutturazione sarà radicale, tanto più il carattere sistemico dei valori dominanti verrà sradicato.

Rilocalizzare. Consumare essenzialmente prodotti locali, prodotti da aziende sostenute dall’economia locale. Di conseguenza, ogni decisione di natura economica va presa su scala locale, per bisogni locali. Inoltre, se le idee devono ignorare le frontiere, i movimenti di merci e capitali devono invece essere ridotti al minimo, evitando i costi legati ai trasporti (infrastrutture, ma anche inquinamento, effetto serra e cambiamento climatico).

Ridistribuire. Garantire a tutti gli abitanti del pianeta l’accesso alle risorse naturali e ad un’equa distribuzione della ricchezza, assicurando un lavoro soddisfacente e condizioni di vita dignitose per tutti. Predare meno piuttosto che "dare di più".

Ridurre. Sia l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e consumare che gli orari di lavoro. Il consumo di risorse va ridotto sino a tornare ad un’impronta ecologica pari ad un pianeta. La potenza energetica necessaria ad un tenore di vita decoroso (riscaldamento, igiene personale, illuminazione, trasporti, produzione dei beni materiali fondamentali) equivale circa a quella richiesta da un piccolo radiatore acceso di continuo (1 kw). Oggi il Nord America consuma dodici volte tanto, l’Europa occidentale cinque, mentre un terzo dell’umanità resta ben sotto questa soglia. Questo consumo eccessivo va ridotto per assicurare a tutti condizioni di vita eque e dignitose.

Riutilizzare. Riparare le apparecchiature e i beni d’uso anziché gettarli in una discarica, superando così l’ossessione, funzionale alla società dei consumi, dell’obsolescenza degli oggetti e la continua "tensione al nuovo".

Riciclare. Recuperare tutti gli scarti non decomponibili derivanti dalle nostre attività.

di Serge Latouche

Tratto dal sito www.decrescita.it

PS: scusate per il brutale copia/incolla ma ogni tanto ci vuole!:-)
 
posted by Daniele at 10:15 AM | Permalink | 4 comments
domenica, luglio 23, 2006
Detersivo per piatti
Visto e considerato che ci sta per terminare il bidoncino da 5 Litri di detersivo per piatti, ho pensato che, prima di comprarne eventualmente un' altra confezione, sarebbe stato questo il momento più opportuno per cimentarsi nell'autoproduzione casalinga di questo "bene".

Girando in rete si trovano in proposito diverse ricette, alla fine fra tutte ho deciso di utilizzare questa che riporto di seguito:
DETERSIVO PER LAVASTOVIGLIE E PER I PIATTI
200 gr sale grosso, 100 gr aceto bianco, 400 gr acqua, 3 limoni interi con buccia.

Mettere i limoni e il sale nel frullatore per 20 sec. Mettere sul fuoco e aggiungere l’acqua e l’aceto, far bollire per circa 15 min. sbattendo con una frusta. Conservare in barattolo di vetro.
che si può trovare, fra gli altri, sul sito "Bilanci di Giustizia", dove c'è anche un articolo dedicata al "farsi i detersivi in casa".

Ieri finalmente abbiamo "testato" il nostro detersivo per piatti autoprodotto e, fortunatamente, il giudizio della "massaia" (sia chiaro, i piatti in casa li lavo pure io ma a me, per amor di decrescita, andrebbe bene tutto quindi non sarei in grado di emettere un giudizio obiettivo) sulla sua qualità è stato positivo, anzi, a differenza di quanto avevamo letto in rete, il detersivo si è mostrato adatto anche a sgrassare stoviglie particolarmente unte (in questo caso è necessario versare il detersivo direttamente sulla superficie unta e strofinare bene).

Un'altra cosa che posso segnalare con soddisfazione è che, considerato che molta dell'acqua che si spreca per lavare i piatti è dovuta alla schiuma che non vuole saperne di andare via, utilizzando questo detersivo, che non fa schiuma, si ottiene anche un notevole risparmio d'acqua sul risciacquo. Inoltre tutte le stoviglie dopo il lavaggio hanno un gradevole profumo di limone!:)

Infine, ringrazio pubblicamente l'amico Riccardo per il prezioso consiglio (c'è sempre bisogno di buoni consigli) di utilizzare una mezza luna per sminuzzare finemente i limoni in assenza del frullatore, anche se bisogna riconoscere che cmq il lavoro di "fino" è stato svolto grazie all'ausilio di una manella meccanica o frullatore ad immersione.:-)

E' tutto, alla prossima!
 
posted by Daniele at 11:27 AM | Permalink | 21 comments
giovedì, luglio 20, 2006
Guerra e coerenza
Oggi ho deciso di dare spazio alla lettera con cui Paolo Cacciari, deputato di Rifondazione Comunista, ha deciso di rassegnare le dimissioni dal proprio incarico in forte contrasto con i vertici politici del suo partito in merito al disegno di legge, in via di approvazione, che rifinanzia le missioni militari all'estero. Ritengo che sia, da parte sua, un importante gesto di coerenza in un momento in cui politici che fino a poco tempa fa scendevano in piazza contro la guerra adesso si piegano a ragioni di "realpolitik". Oltretutto, c'è da segnalare che Paolo Cacciari è anche un deciso sostenitore della decrescita, ha infatti scritto sull'argomento un libro e diversi articoli che è possibile leggere nel sito www.carta.org nella sezione dedicata alla "decrescita felice". Ma ecco a voi infine il testo della lettera.

Presidente, deputati,
perdonate le mie debolezze e le mie paure, ma questa volta la politica non mi aiuta a tenere assieme ragionamento e convinzione (Bobbio avrebbe detto: l'etica della responsabilità e la coscienza). La prima mi dice che la mozione della maggioranza e il conseguente disegno di legge sono i migliori possibili nelle condizioni date. La seconda mi dice che le carneficine in corso in Medio Oriente avrebbero bisogno di una rottura netta, immediata, con le pratiche e le politiche fin qui condotte dall'Italia, dall'Europa, dalle potenze occidentali. Potremmo non avere a disposizione altri sei mesi per convincerci che non saranno mai gli interventi militari a portare stabilità, sicurezza, pace (per non parlare della "democrazia") né a "loro", né a noi. Dal Libano alla Siria all'Iran il passo della spirale si allarga paurosamente. Il nostro è, oramai, il tempo della guerra.

La violenza, sotto qualsiasi forma, determina altra violenza. "Lo strumento militare non è adatto sradicare il terrorismo", ha scritto un nostro generale. I bacini d'odio si prosciugano con altri mezzi. Michael Nagler ha scritto: "Scegliere la via della convinzione, anziché quella della minaccia e del dominio". Tra la partecipazione alle guerre e l'inazione ci sono altre forme di intervento, di confidence bulding, di riconciliazione, di interposizione nonviolenta, di creazione di corpi civili volontari di pace, di mobilitazione delle infinite risorse di solidarietà e cooperazione di cui dispone la società civile. Proviamoci, almeno! Molte persone che stimo, il presidente Bertinotti per primo, affermano che gli argomenti del pacifismo di principio nonviolento in queste aule sono fuori luogo. Peggio un tempo si sarebbe detto che "oggettivamente" fanno il gioco delle parti più avverse.

Indebolire la mia amata parte politica, mettere in difficoltà questo ottimo governo sarebbe l'ultimo degli "effetti indesiderati" generati dal clima di guerra in cui siamo tutti immersi. Per evitare queste conseguenze accolgo di buon grado l'invito a lasciare libero questo seggio "al prossimo della lista". Accetti, presidente, questa mia brevissima dichiarazione già come lettera di dimissioni, così che la forza e la compattezza della maggioranza possano essere subito ripristinate.

Nel frattempo non partecipo ai voti sulla mozione e sul disegno.
Relativamente al partito di Rifondazione Comunista, segnalo anche la lettera che l'associazione Progetto Gaia ha indirizzato al segretario di Rifondazione Comunista di Milano riguardo alle false promesse circa la presenza di menù vegetariani alla Festa di Liberazione che si è svolta recentemente nel capoluogo lombardo.
 
posted by Daniele at 11:02 AM | Permalink | 8 comments
martedì, luglio 18, 2006
Blackout
Devo ammetterlo. Ieri sera ho sperato, ma la mia speranza è durata poco, che si stessero ripetendo gli eventi del 28 Settembre 2003 (il famoso blackout di cui tutti sicuramente vi ricorderete). Infatti ad un certo punto, intorno alle 20, è venuta a mancare la corrente elettrica e, non so bene in base a quale meccanismo mentale (forse semplicemente una "speranza"), ho immaginato che la luce fosse saltata in tutto il territorio nazionale. Così ho mandato un sms ad un caro amico che vive a Piacenza per chiedere se anche lì la luce mancasse. Purtroppo la sua risposta è stata "no". Niente blackout, dunque.

A Bagheria la luce è mancata per un paio d'ore e questa mattina cercando in rete ho trovato questa notizia, dalla quale si evince che il problema ha interessato varie aree della Sicilia occidentale ed è stato dovuto sostanzialmente al maltempo (anche se a Bagheria di maltempo nemmeno una traccia).

Ad ogni modo, considerato che credo nel valore della cosidetta "pedagogia delle catastrofi" (termine, mi pare, coniato da Serge Latouche), ritengo che sarebbe educativo assistere ad un blackout in una giornata lavorativa! Già m'immagino le facce dei politici... :-)
Che bello! Silenzio, niente televisione, poche macchine per le strade, casa tiepida. In casa ero ben fornito di tutto: libri, legna, farina, patate, crauti, carne, vino... Ecco: questo "buiofuori" potrebbe far accendere la "lucedentro". Si può vivere senza tanti artifizi; per anni l'ho provato e con la mente si possono superare e trovare soluzioni che sembrano impossibili. Le più grandi invenzioni dell'uomo sono state il fuoco, la zattera e la ruota. Aggiungo anche la stampa. Non certo i telefonini e la televisione. Chissà se un blackout sarà capace di far riflettere la gente così dipendente dal "progresso"? Il caro, vecchio Ungaretti mi disse un giorno a Venezia: "A tanto progresso materiale il progresso morale non tiene il passo e le distanze si allungano". Su questo dovrebbe farci riflettere l'incidente della trascorsa notte. E' il senso del limite che ci fa prendere contatto con la realtà.
Passo finale del racconto "Piccola cronaca del blackout" all'interno del libro "Aspettando l'alba e altri racconti" di Mario Rigoni Stern.
 
posted by Daniele at 10:14 AM | Permalink | 5 comments
domenica, luglio 16, 2006
Movimento (fisso)
Da qualche tempo ho avuto la fortuna di conoscere il sito www.movimentofisso.it e con esso il mondo, fino ad allora a me ignoto, della bicicletta a ruota fissa. E pensare che è il primo tipo di bicicletta inventato dall'uomo! Fortuna che ancora qualcuno mantiene memoria del passato!

Ad ogni modo, da allora ho maturato il desiderio inconscio di potermi cimentare con una bicicletta di questo genere (e di possederla). La possibilità, o almeno l'ho creduto nella mia incompetenza, sembrava avermela data un evento spiacevole: il furto delle ruote della mia bicicletta. "A questo punto", ho pensato, "posso sfruttare il telaio per farmi costruire una bicicletta a ruota fissa". Non sapendo a chi rivolgermi , ho contattato, grazie al suggerimento dell'amico Marcello, via e-mail i ragazzi della Critical Mass di Palermo che mi hanno indicato un biciclettaio che avrebbe potuto risolvere il mio "problema".

Ma prima parlavo di incompetenza non a sproposito. Infatti ho scoperto che non è possibile trasformare una mountain-bike (e la mia bici lo è) in una bicicletta a ruota fissa, a causa della struttura non adatta del telaio. Così mi sono accontentato di farmi montare un paio di ruote da mountain-bike.

Ora, il finale della storia me l'ero immaginato diverso, però tutto questo serve anche a dimostrare che non tutto il male viene per nuocere e che la vita, a volte, va presa con filosofia! Poteva andare meglio, ma almeno ho imparato qualcosa di nuovo e senza quel furto non ne avrei avuto di certo la possibilità! Adesso però può bastare, cari "amici" ladri!:-)

Per chiudere il cerchio, vi propongo la visione di un articolo su decrescita e ruota fissa. Direttamente dal sito www.movimentofisso.it ecco una presentazione dell'articolo in questione. Buona lettura.
Bici e economia

Negli anni '70 un economista di origine rumena, Nicholas Georgescu-Roegen, gettò le fondamenta della teoria bioeconomica. Dimostrò, con metodi matematici, l'impossibilità di una crescita infinita in un mondo finito. Propose quindi un modello basato sulla decrescita della produzione: per salvare la pelle di tutti, il Pil deve andare sottozero. La ricerca della decostruzione di bici, sposa quel tipo di impostazione. La chiave di tutto é nel cambiamento radicale delle impostazioni di vita: tendere ad una vita basata sulle relazioni tra umani, gettarsi alle spalle il modello consumista, vivere in una società sobria e felice, ridurre al minimo i propri bisogni. Una vita "zen" in cui l'intensità del piacere compensa l'assenza di beni.
 
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giovedì, luglio 13, 2006
Luca Mercalli
Continuo a copiare il blog dell'amico Riccardo ;) per proporvi la visione di un'intervista a Luca Mercalli sulla "Decrescita Felice". Luca Mercalli è anche un personaggio televisivamente noto, in quanto è uno dei due meteorologhi che si alternano nella trasmissione "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, all'interno della quale è riuscito anche, con una felice incursione, a mettere all'attenzione del pubblico la problematica relativa al raggiungimento del "picco del petrolio".

Qui potete leggere una lunga e-mail che Luca Mercalli ha scritto qualche giorno dopo il suo exploit televisivo. Qui riporto soltanto un breve ma, ahinoi, significativo estratto:

... noto che sempre di più questo paese NON reagisce al dibattito culturale su temi cruciali legati al mondo fisico. Siamo una nazione di avvocati e letterati, ci si può scannare per giorni e giorni su fatti e capricci umani, mentre i giornali su temi come ambiente, petrolio, energia, risorse, tacciono, o si limitano a fare annunci di cronaca senza una riflessione profonda che coinvolga gli intellettuali e i decisionali. I pochi "scienziati noti" che potrebbero prendere posizione, non lo fanno, o per quieto vivere, o perché temono di perdere finanziamenti, o perché hanno interessi...
 
posted by Daniele at 1:02 PM | Permalink | 2 comments
martedì, luglio 11, 2006
Decrescita e veganismo
Rieccomi qui dopo qualche giorno di silenzio. In effetti, come avevo scritto anche nel primo messaggio in questo blog, non so ancora bene cosa farmene di questo spazio quindi al momento lo vivo alla giornata... se ho qualcosa da scrivere o da condividere bene, se no abbiate pazienza!:-)

Oggi mi va di introdurre in qualche modo il tema del veganismo che, purtroppo, nell'ambito delle discussioni sulla decrescita è spesso assente ingiustificato. Si, è vero, si punta spesso il dito sul fatto che i consumi di alimenti di origine animale andrebbero drasticamente diminuiti, per via dell'alto impatto a livello ambientale e di consumo di risorse degli allevamenti animali (sopratutto quelli intensivi), ma raramente si mette invece in evidenza il fatto che la costruzione di una società "altra" e conviviale deve necessariamente (of course, a mio modo di vedere) passare anche per una revisione del rapporto uomo-animale, in cui quest'ultimo è spesso relegato a mera "risorsa".

Trovo quindi che sia necessario, per il movimento per la decrescita felice, fare questo importante salto di qualità e in questo senso sono contento di proporvi la lettura di questo lettera aperta che un mio conterraneo, Filippo Schillaci, indirizza ad uno dei principali esponenti del movimento, Maurizio Pallante.

Di seguito trovate i primi passi della lettera, di cui potete leggere l'intero testo cliccando qui.

Caro Pallante,
ormai da alcuni anni decresco, individualmente, in maniera abbastanza felice; non ancora fino al punto che vorrei ma penso di poter ancora migliorare. Non ho dunque domande di tipo pratico, operativo da porti - magari anche, ma a suo tempo. Vorrei invece andare a monte di ogni considerazione di carattere pratico e perfino della stessa critica dell'economia che è alla base dell'idea di decrescita. Vorrei insomma porre la questione etica, il problema del giusto atteggiamento verso la biosfera, che è poi ciò che mi ha motivato alla mia decrescita personale.

... continua...
 
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venerdì, luglio 07, 2006
Blockbuster
La globalizzazione colpisce anche in provincia!

A partire da domani i cittadini di Bagheria avranno la fortuna di poter noleggiare/acquistare i propri film preferiti (magari, perchè farci mancare qualcosa?, insieme ad una Coca-Cola e ai fantastici "quattro salti in padella" della Findus) presso il nuovissimo punto vendita di Blockbuster che, per l'appunto, verrà inaugurato domani.

Ragazzi, questo è il progresso!

Adesso aspettiamo fiduciosi anche la prossima apertura di McDonald's, Ikea e compagnia bella.

Capisco che per la gente che abita al centro/nord la fioritura di negozi dei giganti multinazionali è quasi all'ordine del giorno, ma qua, in Sicilia, ancora i McDonald's, Ikea, Blockbuster e ipercentricommerciali vari si contano veramente sulle dite di poche mani...

A tal proposito, sul rapporto Nord/Sud volevo segnalare un libro di Tonino Perna, edito da Carta/Intra Moenia, che potete acquistare, se lo trovate, in edicola insieme a Carta Etc oppure richiederne la spedizione via poste.

Infine, tornando a Blockbuster, vi consiglio la lettura di questa gustosissima "Lettera ad un cliente di Blockbuster" di Pierluigi Sullo.

Ciao ciaoo
 
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giovedì, luglio 06, 2006
Aria "confezionata"
Da un paio di settimane è arrivata ufficialmente l'estate e con essa, come è ovvio, è arrivato anche il caldo, che in alcuni giorni è stato particolarmente forte, in altri, obiettivamente, molto meno.

Come ogni anno i telegiornali ci mettono in guardia (sopratutto gli anziani) rispetto all'"emergenza caldo", e come ogni anno aumentano i consumi energetici dovuti all'utilizzo dei condizionatori d'aria.

Eccolo, il nemico della mia estate: l'aria condizionata.

Data la distanza della mia abitazione dal posto in cui lavoro (circa 50 Km), ogni giorno prendo il treno per andare a lavorare. Lo faccio sia per questioni economiche (risparmio decisamente rispetto all'utilizzo dell'auto) sia, e sopratutto, per una questione di rispetto dell'ambiente (per quanto con la macchina ci guadagnerei in tempo e sopratutto in flessibilità di orari).

Ma d'estate si ripropone sempre lo stesso problema: il caldo, e conseguentemente la, ormai, necessità di condizionare l'aria all'interno delle carrozze dei treni per creare un microclima artificiale (mi chiedo: ma prima dell'avvento dell'aria condizionata, la gente d'estate non viaggiava sui treni?).

Devo ammettere che, in alcuni giorni, le carrozze dei treni non condizionate si trasformano in veri e propri forni, e l'aria diventa irrespirabile. Ma questo succede principalmente a causa del fatto che in genere i finestrini sono tutti chiusi o cmq si possono aprire poco (purtroppo è la tendenza nei treni di nuova costruzione, anche perchè la cosa diventa inevitabile con l'arrivo dei treni ad alta velocità), lasciando circolare poca aria.

In genere tutte le carrozze dei treni sono "condizionate" e la temperatura è decisamente "polare". Fa freddo, e quando si scende dal treno ci si sente come avvolti dalle fiamme. E se provi a chiedere al capotreno di abbassare l'aria condizionata ti dice che "o così, o nulla". Possibile?

Quando invece, pur senza aria condizionata, si riescono a spalancare i finestrini dal treno, beh l'aria comincia a circolare che è un piacere e di certo non si sta freschi quando c'è molto caldo però col tempo ci si "acclimata" e quando si scende dal treno non ci si sente un marziano!

L'altro giorno un collega, di ritorno da mensa, mi ha detto "Che caldo che c'è fuori". Io gli ho risposto: "Per forza, stiamo tutto il giorno in un ufficio con aria condizionata, vai a mensa e c'è l'aria condizionata. E' normale che quando poi esci fuori 'senti' caldo." Ho messo il 'senti' tra virgolette proprio per rafforzare il concetto: si "sente" molto caldo proprio perchè si è ormai abituati a stare, per lo più, in ambienti chiusi con un clima artificiale e la differenza di temperatura con l'esterno fa si che quando di esce fuori si "sente" molto caldo.

Purtroppo, ormai la gente non sa più vivere senza aria condizionata. Ieri pomeriggio a Palermo c'era tutto sommato un'arietta fresca, sono salito sul treno per Bagheria e mi sono sistemato in una carrozza non condizionata con i finestrini aperti (in quelle con aria condizionata si crepava dal freddo, come al solito). Una signora mi è passata accanto e mi ha detto "Per informazione, guardi che più avanti c'è l'aria condizionata", io l'ho guardata, con un'aria di rassegnazione, e le ho detto "no, grazie sto bene così". Mi sono affacciato al finestrino e mi sono goduto la fresca brezza di un tardo pomeriggio estivo...

Abbasso l'aria condizionata, evviva la decrescita! Forza ai ventagli!
 
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mercoledì, luglio 05, 2006
NoTav: Val di Susa & Decrescita
Ripropongo un articolo che ho scritto qualche mese fa nel quale parlo dell'opposizione al progetto dell'Alta Velocità in Val di Susa vista sotto l'ottica della decrescita. Mi faceva piacere postarlo qui.:) Eccolo:

L'obiezione al progetto Tav in Val di Susa non è soltanto quella di carattere ambientale (l'amianto), non è neanche soltanto quella di tipo "sub-sviluppista" (ma le merci da trasportare non sono poi così tante), tanto meno solo quella economica (costa troppo), neppure quella "alla mani pulite" (chi ci guadagna, su quei 15 miliardi di euro?).

L’opposizione di questi giorni, infatti, nasce al di là di questi specifici aspetti, che pure hanno la loro importanza, in quanto è figlia soprattutto della considerazione che questo progetto, come altre grandi opere in fase di progettazione e sviluppo (una su tutte il tanto discusso Ponte sullo Stretto), è partorito da una logica economica che pone come unico obiettivo la crescita in sè, in quanto questa è considerata la medicina di tutti i mali che affliggono la nostra società.

La costruzione dell’Alta Velocità costituisce la quintessenza dello sviluppo. Infatti essa favorisce senz'altro una crescita economica e occupazionale immediata e prospetta inoltre un futuro in cui le merci viaggeranno da un paese all’altro in quantità sempre maggiore e ad una velocità sempre maggiore, vendendoci per buono il fatto che comunque lo spostamento del trasporto merci dalla strada alla rotaia costituisce un progresso in termini di diminuizione dell’impatto ambientale del trasporto stesso.

Il che è evidentemente anche vero, ma il fatto è che questa visione non colpisce il cuore del problema: Albert Einstein diceva che non si può risolvere un problema usando la stessa logica di pensiero che l’ha generato, da questo noi possiamo dedurre che non si può risolvere un problema generato dallo sviluppo economico (e cioè quello relativo al trasporto delle merci su medio-lunghe distanze) con altro sviluppo economico (cioè con la costruzione di altre infrastrutture che vanno ad aggiungersi a quelle già esistenti). Ciò a cui noi dovremmo pensare non è tanto come spostare, nel modo più ecologicamente sostenibile, le merci di cui abbiamo bisogno per centinaia e migliaia di chilometri, bensì dovremmo pensare a come fare a meno di questa nostra "necessità" di trasporto. In altri termini, bisogna pensare a come uscire da una società basata sulla crescita economica ed entrare in una società della decrescita.

Non è ragionevole far viaggiare le acque minerali su e giù per lo stivale, come non lo è importare dall'estero dei prodotti agricoli (o di altro genere) che potrebbero essere coltivati (o prodotti) anche all'interno del nostro paese. L’unico modo per annullare effettivamente le distanze è quello di accorciare materialmente la distanza fra i luoghi di produzione e i luoghi di consumo. Se questa distanza viene accorciata, non abbiamo più bisogno del feticcio dell’Alta Velocità, non abbiamo più bisogno di accorciare, con l’uso della tecnica e dello sviluppo economico, le distanze fra luoghi materialmente molto distanti. Si tratta, dunque, di puntare alla rilocalizzazione dell'economia.

E’ certo comunque che l’Alta Velocità esercita su di noi un fascino irresistibile, per l’idea stessa di poterci spostare, in treno, con facilità e velocità da un luogo all’altro in un tempo inferiore rispetto che al passato. Ma d’altra parte questa è anche la logica della continua corsa in avanti della società in cui viviamo, in cui il tempo è tiranno e abbiamo sempre bisogno di correre, di andare di fretta, senza avere la possibilità di fermarci un attimo a riflettere o a goderci la bellezza del paesaggio dal finestrino del lento treno in cui viaggiamo, o magari di approfittare di quel tempo per leggere un buon libro o ancora chiacchierare del più e del meno con l’improvvisato compagno di viaggio. Facendo nostro il pensiero di Alex Langer, al motto "citius (più veloce), altius (più alto), fortius (più forte)", che rappresenta bene la quintessenza della civiltà competitiva in cui viviamo, deve essere sostituito il suo contrario: "Lentius, profundius, soavius". Insomma, più lenti invece che più veloci, più in profondità invece che più in alto e più dolcemente o più soavemente invece che con più muscoli.

Ma i nostri politici, sia a destra che a sinistra, continuano a venderci la solita storia. Per sconfiggere la disoccupazione, le disuguaglianze sociali e tutti i problemi della nostra società, la ricetta è: produrre di più, consumare di più, riempiendoci di "merci" inutili. In altre parole, l'unico obiettivo che si insegue è la crescita del Pil. Se il Pil cresce stiamo automaticamente meglio. Se anche ciò fosse vero (e di fatto non lo è), bisogna comunque considerare che la crescita non può essere infinita, perchè "finite" sono le risorse del pianeta in cui viviamo. Quindi o scegliamo consapevolmente di entrare in una società della decrescita, quindi in una società del "produrre meno, consumare meno" (e di conseguenza lavorare meno, ed avere più tempo libero da dedicare all’autoproduzione di beni e alle relazioni sociali… non per niente la chiamano "decrescita felice"), oppure prima o poi sarà il pianeta stesso a metterci nella condizione di decrescere in modo forzato (e doloroso). Meglio arrivarci preparati, no?
 
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martedì, luglio 04, 2006
Sottotitolo
Sono riuscito a risalire all'autore della frase che riporto nel sottotitolo di questo blog (non avrete mica pensato che fosse farina del mio sacco?). La citazione precisa è:

"Occorre vivere più semplicemente per permettere agli altri semplicemente di vivere."

e l'autore è l'economista tedesco Ernst Friedrich "Fritz" Schumacher. Scusate per il link in inglese ma non ho trovato di meglio... :)
 
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lunedì, luglio 03, 2006
Manifesto del Movimento per la Decrescita Felice
Ho pensato che è il caso di pubblicare un post di presentazione sulla "Decrescita Felice". Visto che, per mancanza di tempo e di idee (e volendo anche di capacità;)), non sono al momento in grado di sviluppare personalmente una presentazione sull'argomento, ho deciso di affidarmi al "Manifesto del Movimento per la Decrescita Felice" redatto da Maurizio Pallante.

Ritengo che Maurizio Pallante sia, almeno fra gli autori che ho avuto la fortuna fin qui di leggere, colui il quale ha l'approccio più "felice" all'argomento in quanto in grado di svilupparlo con una terminologia semplice e alla portata di tutti, con la capacità inoltre di parlare concretamente di come si potrebbe realizzare una società della decrescita.

Tutto questo lo si può evincere anche dal manifesto in questione, dove, a partire dall'autoproduzione casalinga dello yogurt, Pallante ci fa vedere in quanti e in quali modi si riesce a diminuire l'impatto ambientale e il consumo di risorse collegate alla produzione e al consumo di uno yogurt, semplicemente autoproducendolo.

In quanto vegan, vorrei aggiungere anche che sarebbe auspicabile che lo yogurt lo si producesse a partire da un qualsiasi latte vegetale!;) Qui si potrebbero innescare considerazioni al riguardo dell'autoproduzione del latte vegetale... ma al momento mi fermo qui perchè il lavoro, ahimè, mi chiama.

Qui potete leggere il "Manifesto del Movimento per la Decrescita Felice":

http://www.paea.it/mp_mdf.htm

E' tutto, alla prossima!

PS: Volevo anche segnalare, ringraziandolo, che l'amico Riccardo ha inserito sul suo blog una presentazione di "Pane, Decrescita e Contorni".
 
posted by Daniele at 9:04 AM | Permalink | 2 comments
domenica, luglio 02, 2006
Eccomi...
... anche se nessuno probabilmente ne avrebbe sentito la mancanza!:-)

Ebbene si, anche io ho deciso di aprire un blog.

Chi mi conosce, anche dal nome del blog, potrà immaginare quali saranno gli argomenti da me trattati, anche se in realtà io stesso non ho ancora ben chiaro quali saranno i contenuti e se intendo scrivere qualcosa di mio piuttosto che fare un semplice copia/incolla da altri siti (probabilmente farò entrambe le cose;)).

Vedremo, e vedrete, se avrete la pazienza ogni tanto di dare una sbirciatina in questo nuovo blog anche se magari gli aggiornamenti non saranno molto frequenti. Chissà. Come potete vedere ho anche avuto la fortuna di trovare (sul sito http://pannasmontata-templates.net)una veste grafica molto semplice ed essenziale, che ben si addice al concetto di "sobrietà".

Avrei voluto iniziare (visto il nome del blog sarebbe stato l'ideale) postando la foto del pane che ho fatto ieri in casa, ma purtroppo la macchinetta digitale ha subito un attacco da parte di Puck (l'ultimo micio arrivato in casa) e in questo momento è praticamente inutilizzabile. Quindi, niente foto. Comunque ho seguito questa ricetta:

http://www.scuoladipasticceria.it/pane/panecafone.html

per produrre il tanto amato "pane cafone" napoletano, del quale la mia ragazza (anto-pleiadi, che molti di voi sicuramente conoscono;)) sente parecchio la mancanza. Risultato: è venuto si un pane molto buono, ma che, haimè, non ha nulla a che spartire con il mitico pane cafone. A proposito, se passate da quelle parti un assaggio è d'obbligo...;)

E' tutto, almeno per oggi!
 
posted by Daniele at 10:25 AM | Permalink | 7 comments