A Bagheria la luce è mancata per un paio d'ore e questa mattina cercando in rete ho trovato questa notizia, dalla quale si evince che il problema ha interessato varie aree della Sicilia occidentale ed è stato dovuto sostanzialmente al maltempo (anche se a Bagheria di maltempo nemmeno una traccia).
Ad ogni modo, considerato che credo nel valore della cosidetta "pedagogia delle catastrofi" (termine, mi pare, coniato da Serge Latouche), ritengo che sarebbe educativo assistere ad un blackout in una giornata lavorativa! Già m'immagino le facce dei politici... :-)
Che bello! Silenzio, niente televisione, poche macchine per le strade, casa tiepida. In casa ero ben fornito di tutto: libri, legna, farina, patate, crauti, carne, vino... Ecco: questo "buiofuori" potrebbe far accendere la "lucedentro". Si può vivere senza tanti artifizi; per anni l'ho provato e con la mente si possono superare e trovare soluzioni che sembrano impossibili. Le più grandi invenzioni dell'uomo sono state il fuoco, la zattera e la ruota. Aggiungo anche la stampa. Non certo i telefonini e la televisione. Chissà se un blackout sarà capace di far riflettere la gente così dipendente dal "progresso"? Il caro, vecchio Ungaretti mi disse un giorno a Venezia: "A tanto progresso materiale il progresso morale non tiene il passo e le distanze si allungano". Su questo dovrebbe farci riflettere l'incidente della trascorsa notte. E' il senso del limite che ci fa prendere contatto con la realtà.Passo finale del racconto "Piccola cronaca del blackout" all'interno del libro "Aspettando l'alba e altri racconti" di Mario Rigoni Stern.
"Quel giorno"... o meglio quella notte... credo che in Italia solo una ragazza abbia usato l'internet. Aveva l'energia elettrica fornita da pannelli solari e passò tranquillamente tutta la notte navigando... se non erro.
E' plausibile? :-)
(non ero io, ma una ragazza della quale seguivo il foru...)