domenica, ottobre 29, 2006
Biblioteca e Critical Mass
Due no-news (per dirla alla maniera del settimanale Carta) riguardanti la mia vita.

La prima è che ieri mattina ho messo per la prima volta piede, di mia spontanea volontà, in una biblioteca. La biblioteca in questione è la biblioteca comunale di Bagheria.

Appunto non ero mai stato in biblioteca, quindi quando sono arrivato la prima cosa che ho chiesto è stata "come funziona?" e i tizi che stavano lì dietro al bancone mi hanno guardato con l'aria sbigottita, finchè uno dei tre ha preso coraggio e mi ha esposto chiaramente come funzionava il tutto. Ma la mia domanda era così strana, visto che avevo premesso che era la prima volta che andavo in quella biblioteca?

Finalmente mi sono messo a spulciare nell'archivio, ordinato per autore, e mi sono messo alla ricerca di libri di autori come Pallante, Illich, Latouche. Così, per farmi un'idea. Beh, non c'è tantissimo di questi autori ma qualcosa si trova. Non male, mi son detto. Alla fine ho preso in prestito, totalmente gratuito, il libro "Sotto la pelle" di Michel Faber, che negli ultimi tempi mi era stato consigliato da più parti.

Sono contento, e ringrazio Bea per lo spunto, di essere stato in biblioteca e di avere preso in prestito il mio primo libro. Credo veramente, anche se non ci ero mai stato prima d'ora, nell'importanza delle biblioteche, perchè sono un luogo di condivisione del sapere accessibile a tutti e perchè, a prescindere da questo, bisogna considerare che anche i libri in fondo hanno il loro impatto ambientale (si pensi alla carta e all'inchiostro) e quindi è anche importante che si limiti il numero di copie vendute (e quindi stampate) tramite appunto la condivisione. Sempre sperando che la mano pesante del copyright non colpisca anche le biblioteche e che prestare un libro, evitando così la vendita di una copia (con relativo danneggiamento per autore e casa editrice, ragionando da un puro punto di vista economico) ad un'amico non diventi una forma di "pirateria".

Ma veniamo alla seconda no-news.

Ieri pomeriggio ho partecipato per la prima volta alla Critical Mass della mia città. E' stata una bellissima esperienza, un'iniziativa a cui agognavo di partecipare da parecchio tempo e a cui sono finalmente riuscito a prendere parte. Eravamo circa una trentina di persone, e abbiamo girato in lungo e in largo la città. La gente ci guardava stranita, e abbiamo anche provato ad acchiappare qualche attempato ciclista di passaggio. Uno in particolare, temendo che stessimo facendo chissà quale manifestazione rivoluzionaria, ci ha chiesto "Ma che state facendo?". "Una passeggiata", la risposta di una ragazza del gruppo. Si, è stata una passeggiata. E anche molto divertente. Io sono abbastanza timido e quindi non ho avuto molto modo di socializzare, anche se un simpatico ragazzo (mi è sembrato essere uno dei veterani del gruppo) mi ha "abbordato" chiedendomi dove avessi comprato la mia maglietta "Attenti all'uomo", quella è stata l'occasione per dirgli che era la prima volta che venivo alla Critical Mass e non conoscevo nessuno. Il momento più carino, per me, del pomeriggio è stato quando è saltato fuori che io arrivavo nientepopodimeno che da Bagheria (15 Km da Palermo) e il tizio di cui parlo sopra si è messo ad urlare ad alta voce che io venivo da Bagheria come se aver coinvolto una persona che abita così lontano fosse una cosa di cui andar fieri. Magari lo è davvero, e la cosa, non lo nascondo, mi ha inorgoglito un pò!

"Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico!".:-)

Alla prossima,
Daniele
 
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venerdì, ottobre 27, 2006
Report - A tutto gas
Riporto dal sito della trasmissione Report:
A TUTTO GAS
In onda domenica 29 ottobre alle 21.30

L’inverno è alle porte e siamo pronti a scommettere che anche quest’anno si parlerà di “emergenza Gas”.

Lo scorso inverno ci furono dibattiti e grandi titoli sui giornali perché la Russia aveva chiuso momentaneamente i sui rubinetti e sembrava che se fossimo morti dal freddo sarebbe stata colpa del fatto che in Italia non c’erano riserve sufficienti.

E allora tutti a parlare improvvisamente di emergenza e della necessità di costruire dei rigassificatori che in molti non vogliono sul proprio territorio. In realtà quella momentanea chiusura dei rubinetti russi ha inciso per poco più del 2 per cento sul nostro fabbisogno di gas.

Perché allora si parla di emergenza, quando alcune società italiane quali Enel ed Edison, nei momenti di bisogno hanno venduto all’estero l’energia prodotta dal nostro gas?

Eppure si continua a far credere che l’emergenza è grossa e che non possiamo fidarci dei distributori che ci inviano gas via tubo, africani o russi che siano e che bisogna diversificare le fonti di approvvigionamento.

Tutto questo potrebbe essere anche giusto, ma che fine ha fatto l’energia rinnovabile in Italia e perché un premio Nobel come Carlo Rubbia è stato costretto ad andare in Spagna per realizzare la prima centrale elettrica al mondo a funzionare con energia solare?
Segnalo (grazie Cris) che verranno presentate anche interviste a Maurizio Pallante, Mario Palazzetti, Paolo Ermani ed esempi concreti di realizzazioni in bioedilizia in Germania per la riduzione dei consumi energetici e l'utilizzo di fonti rinnovabili.

Palazzetti e Pallante hanno pubblicato insieme il libro "
L'uso razionale dell'energia. Teoria e pratica del negawattora".
 
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mercoledì, ottobre 25, 2006
Festival della Decrescita Felice...
... a Colorno (Pr) dal 27 al 29 Ottobre!!!!!

Intervenire a favore dell’ambiente non solo è necessario, ma anche conveniente! Decine di amministrazioni comunali, movimenti, gruppi di acquisto, distretti di economia solidale, banche del tempo, bottegai equi e solidali, agricoltori bio, famiglie e singoli cittadini stanno di fatto costruendo dal basso, giorno dopo giorno, un’economia della sobrietà e della decrescita, basata sul rispetto dei diritti dei lavoratori, sulla democrazia e l’accesso all’informazione per tutti, sulla tutela dell’ambiente, sulla condivisione.

Il festival è l’occasione per presentare le migliori sperimentazioni e idee portati avanti da sindaci e assessori del buon vivere, filosofi e operai, manovali della concretezza quotidiana. Per un confronto a tutto campo su grandi opere, progetti ed esperienze!

Un dialogo aperto tra esponenti del nuovo Governo e rappresentanti del Parlamento, esponenti dei movimenti contro le grandi opere e amministratori locali.

Una vetrina delle migliori buone prassi ambientali su risparmio energetico, mobilità sostenibile, acquisti verdi, nuovi stili di vita, consumo critico, riduzione produzione dei rifiuti. Un’idea diversa di economia e comunità, declinata negli interventi di Maurizio Pallante, Paolo Cacciari, Paolo Cento, Salvatore Amura, Franca Rame, Ignazio Garau, Francesco Gesualdi, Jacopo Fo, Padre Ottavio Raimondi, e tanti altri.

E poi ancora presentazioni di libri, spettacoli teatrali, bancarelle e stands del commercio equo e dell’editoria alternativa.

Una tre giorni imperdibile per affrontare il tema della decrescita dal punto di vista di chi ogni giorno, in silenzio, la fa!

Clicca qui per il programma delle giornate.

Altre informazioni sull'iniziativa qui.
 
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sabato, ottobre 21, 2006
Una vita da criceti
Probabilmente noterete che tendo a postare molti articoli di Maurizio Pallante. Ebbene si, è vero e non è un caso. Trovo che i suoi articoli siano semplici e "didattici", quindi molto utili a capire il senso (anche e sopratutto da un punto di vista "pratico") della decrescita. E' il caso di questo articolo che posto qui sotto, tratto come sempre dal sito del settimanale Carta, che ho notato peraltro avere una certa diffusione sul web (l'articolo, non il sito... ma anche il sito però non scherza!). Mi son detto quindi che questo articolo non poteva mancare in questo blog dedicato alla decrescita. Quindi eccolo, anche se probabilmente lo avrete già letto da qualche altra parte. Ma non importa. Quel che importa è diffondere il più possibile certi messaggi, no? Più siti riportano un articolo più probabilità ci sono che qualcuno anche solo per sbaglio ci si "imbatta". Ma adesso non voglio annoiarvi ulteriormente e quindi vi lascio alle parole di Pallante.

Una vita da criceti

Fino all'età di quattordici anni sono vissuto in una casa senza frigorifero. Eppure, nonostante possa sembrare incredibile, il mio sviluppo psico-fisico non ne ha risentito.

Erano gli anni Cinquanta e abitavamo in città. Nonostante ciò, non ricordo che ce ne derivassero particolari disagi, anche se eravamo in quattro bambini da crescere. E la nostra famiglia non era un'eccezione. Tra quelle che frequentavamo non c'era nessuna che avesse questo elettrodomestico. All'inizio degli anni Sessanta, improvvisamente e in perfetta sincronia con i nostri conoscenti, abbiamo scoperto di sentirne la mancanza. Come in una sorta di disvelamento collettivo ci siamo resi conto che non potevamo più farne a meno per vivere dignitosamente. Da allora, chiunque mette su casa, lo considera uno dei pochi oggetti dal quale non si può prescindere, oltre al letto, la cucina, il tavolo, un armadio e la televisione.

Ma qual è l'utilità del frigorifero? Beh, ti consente di conservare più a lungo i cibi deperibili, per cui puoi andarli a comprare una volta alla settimana e non ogni giorno. Tutti in fila con i carrelli davanti alle casse dei supermercati. Senza dubbio una bella comodità. Si risparmia un sacco di tempo. E di tempo ne hai sempre così poco. Sì, ma perché ne hai poco? Perché lavori tutto il giorno e in più ti ci vuole un'ora per andare e un'ora per tornare. Nel poco che ti resta, c'è il bambino da portare a nuoto, le commissioni, la casa da tenere in ordine. Sì, ma perché devi lavorare tutto il giorno? Per avere i soldi necessari a pagare il frigorifero che ti fa risparmiare tempo a fare la spesa, tutti gli altri elettrodomestici che ti fanno risparmiare altro tempo e le bollette dell'energia elettrica che consumi per farli funzionare.

Li guardi, chiusi nelle loro automobili con lo sguardo perso nel vuoto, mentre affiancano la tua automobile ogni mattina negli interminabili intasamenti sulle tangenziali e sulle vie cittadine? Li rivedi ogni sera al ritorno, chiusi nelle lo automobili con lo sguardo spento, negli interminabili intasamenti sulle tangenziali e sulle vie cittadine?

Se provassi a chiedere perché sono lì, a respirare fiotti di gas di scarico, ti direbbero che farebbero volentieri a meno di usare la loro automobile tutti i giorni sul tragitto casa-lavoro-casa, ma sono costretti a farlo. Non si rendono nemmeno conto che vanno a lavorare per avere i soldi necessari a comprare l'automobile di cui hanno bisogno per andare a lavorare. Se sommassero la svalutazione del capitale con i costi di gestione e manutenzione ordinaria, si accorgerebbero che assorbono cinque stipendi ogni anno. Se non hanno incidenti. E se non tengono conto di quella parte di tasse che vengono usate per costruire e manutenere le infrastrutture necessarie a far circolare le automobili, nonché per pagare le spese ospedaliere degli incidenti automobilistici: 250.000 ogni anno, con una mortalità di 8.000 persone.

Lavorare per la crescita del Pil? Per produrre sempre più cose sempre meno utili e sempre più dannose? Per avere i soldi necessari a comprarle? Hai presenti i criceti che corrono dentro la ruota? Con l'aggravante che questo fare fine a se stesso, oltre a distruggerti la vita, comporta una progressiva devastazione del territorio, un aumento crescente dell'inquinamento, un progressivo esaurimento delle risorse, una sottrazione di ciò che è necessario a quattro quinti dell'umanità per seppellire sotto quantità crescenti di rifiuti il restante quinto di cui fai parte.

Vale la pena rileggere un passo del "Piccolo principe" di Antoine De Saint-Exupéry. "Buongiorno", disse il piccolo principe. "Buongiorno", disse il mercante. Era un mercante di pillole perfezionate che tolgono la sete. Se ne inghiotte una a settimana e non si prova più il bisogno di bere. "Perché le vendi?", disse il piccolo principe. "È una grande economia di tempo", disse il mercante. Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatre minuti alla settimana. "E cosa si può fare in questi cinquantatre minuti?". "Si fa ciò che si vuole…". "Io - disse il piccolo principe - se avessi 53 minuti a disposizione, camminerei lentamente verso una fontana…".
 
posted by Daniele at 10:45 AM | Permalink | 3 comments
martedì, ottobre 17, 2006
Crocchette di ceci
Anche se questo non è un blog di ricette vegan, e anche se non mi invento nulla di nuovo, di tanto in tanto mi ricordo di postare una ricetta!

Questo piatto lo abbiamo preparato domenica sera, ma in realtà, per circostanze che non sto qui a raccontarvi, lo abbiamo consumato ieri sera, visto che le crocchette di ceci sono buone da mangiare anche l'indomani (senza nessun bisogno di scaldarle).

Le crocchette di ceci sono tutto sommato semplici da fare, veloci (se si esclude il tempo di ammollo e di cottura dei ceci) e sopratutto molto ma molto buone e saporite, come può confermare qualche nostro amico (vero Anto e Will?) che ha avuto la fortuna di assaggiarle!^_^

Oltretutto questo piatto ci ricorda che i legumi, che nella nostra alimentazione dovrebbero avere un ruolo di primissimo piano (indipendentemente dal fatto di essere vegan o meno), possono essere consumati, oltrechè sottoforma di minestre ed insalate che alla lunga possono "stancare" (anche se le preparazione più semplici vanno sempre preferite da un punto di vista nutrizional/salutistico), anche sottoforme diverse e più sfiziose come appunto nel caso in questione.

La ricetta è tratta, come al solito, dal sito Vegan3000.

Crocchette di ceci

Ingredienti

Per 4 persone: 4 tazze di ceci cotti - 1 grossa cipolla tritata molto finemente - alcuni cucchiai di farina - salsa di soia (shoyu) o sale - olio per friggere

Preparazione

Frullate i ceci, poi mescolateli in una terrina con la cipolla tritata finissima e qualche cucchiaio di salsa di soia.

Incorporate un po' di farina, sufficiente a formare un impasto piuttosto consistente, e formate delle crocchette ovali e leggermente schiacciate. Fatele dorare in padella da entrambi i lati in olio bollente.
Buon appetito!
 
posted by Daniele at 10:20 AM | Permalink | 4 comments
sabato, ottobre 14, 2006
Ops, sono senza soldi...
Ieri mi è successa una cosa che vi vorrei raccontare. Non è niente di che, ma è una cosa che mi è successa già altre volte e da cui ricavo qualche riflessione.

Ieri pomeriggio mi sono recato presso la bottega del commercio equo per fare un pò di spesa biologica ed equosolidale. Quando mi sono presentato alla cassa, mi sono accorto che nel portafogli avevo la miseria di 10 Euro, mentre il conto era di 36,60 Euro. Ma non mi sono lasciato prendere dal panico. Come successo già in altre occasioni, ho chiesto agli amici della bottega se potevano farmi credito per una settimana e che avrei portato i rimanenti soldi la settimana successiva (visto che frequento settimanalmente la bottega). Ovviamente, non ci sono stati problemi, come non ci sono mai stati problemi in tal senso con loro.

Il motivo è chiaro, del resto. Non è che loro siano dei santi che fanno carità e non si preoccupano del fatto che io possa non portare loro i soldi che gli devo. E' ovvio che non fanno credito a tutti i clienti. Ma a quelli che conoscono si, e lo fanno senza problemi. Nella fattispecie di me conoscono tutto: nome, cognome, data di nascita, indirizzo. E sopratutto, conoscono "me". Sanno che persona sono e sanno che non avrei nessun motivo per fregarli, anche perchè la cosa non converebbe neanche a me, visto che in quel posto, e di posti come quelli non ce ne sono tanti qui, ci faccio la spesa ogni settimana.

Ora, qual'è la riflessione che scaturisce da tutto questo?

Come molti di voi sapranno io sono contrario alla grande distribuzione. Una delle cose che non mi vanno giù della grande distribuzione è la totale (o quasi) spersonalizzazione del rapporto tra cliente e venditore. Ora, difficilmente potrei chiedere con successo alla cassiera di un grande supermercato di farmi credito per una settimana, neanche se io frequento quel supermercato ogni santo giorno. Appunto perchè tu per un supermercato sei soltanto un consumatore: metti la roba nel carrello, ti presenti alla cassa, paghi (preferibilmente con bancomat o carta di credito) e vai via sorridendo. Ma se non hai i soldi... "guardi bisognerebbe parlare con il direttore...", o cose simili.

Personalmente credo che sia importante recuperare una dimensione di rapporto umano nelle nostre vite quotidiane, anche quando andiamo a fare la spesa, altrimenti come dicevo sopra diventiamo "consumatori e basta". Mi piace molto quando vado in bottega restare lì a chiaccherare del più e del meno con i ragazzi della bottega, questo non lo potrei mai fare se andassi a fare la spesa in un supermercato. Mi capita che alcune persone mi dicono che a loro non interessa niente di avere un "rapporto umano" quando vanno a fare la spesa, anzi che preferiscono il supermercato proprio perchè è veloce, rapido e non devi avere a che fare con nessuno se non con te stesso, il carrello, gli scaffali.

Ma questa tendenza a isolare gli individui e ad avere vite sempre più frenetiche in cui tutti vanno di fretta non è uno dei "mali" da estirpare in questa nostra folle società?
 
posted by Daniele at 11:33 AM | Permalink | 8 comments
mercoledì, ottobre 11, 2006
I fari accesi di giorno: piange l'ambiente, ride il governo
Pubblichiamo un articolo tratto dal libro "Un futuro senza luce?" di Maurizio Pallante [Editori Riuniti 2004]

La scorsa estate è stato mio ospite un caro amico che si è trasferito da dieci anni in Nuova Zelanda. La mattina dopo il suo arrivo, verso le 11,30 siamo usciti da casa per fare delle commissioni e siamo saliti sulla mia macchina.

"Posso guidare io?", mi ha chiesto. Poiché a me non piace farlo, ho accettato con gratitudine. Come si è seduto al volante ha allacciato la cintura di sicurezza, ha guardato nello specchietto retrovisore, ha girato la chiavetta dell'accensione, ha messo la freccia ed è partito. "Hai dimenticato di accendere i fari", gli ho detto. C'erano quaranta gradi all'ombra, una visibilità che rendeva nitidi i minimi particolari fino alla linea dell'orizzonte, una luce solare abbagliante che si riverberava sull'asfalto facendolo baluginare in mille rifrazioni. L'amico si è girato lentamente verso di me e guardandomi con aria interrogativa mi ha detto: "Ma sei diventato crazy?" (ormai parla uno strano miscuglio di italiano infarcito di parole inglesi).

"No - gli ho risposto con aria contrita, come chi conosce le conseguenze di una cattiva azione che sta commettendo, ma non può esimersi dal farla - è la legge. Lo prevede il codice della strada. Pare che nei paesi del Nord Europa, dove questa misura è in vigore da tempo, ci siano meno incidenti stradali che da noi".

... continua su www.carta.org...
Devo ammettere che non ho mai rispettato la legge in questione che, fin dal momento in cui è stata istituita (ed è soltanto un caso che a quei tempi ci fosse un governo di centrodestra visto che il centrosinistra, in tal senso, sarebbe anche capace di fare di peggio), mi è sempre sembrata una legge stupida, inutile per lo scopo che si prefiggeva, cioè la diminuizione degli incidenti autostradali, e invece utile soltanto a sprecare inutilmente energia (e anche a far "fulminare" anzitempo le lampadine delle automobili). In fondo io penso che le leggi vanno rispettate soltanto quando sono leggi giuste. Le leggi ingiuste, invece, possono anche non essere rispettate, a mio avviso. E personalmente reputo questa una legge ingiusta, sbagliata, senza senso alcuno se non quello di aumentare i consumi e di ingrassare le tasche di alcuni.

Tutto questo, comunque, lo avrete letto sicuramente in maniera più dettagliata nell'articolo di Maurizio Pallante. A tal proposito, vi invito vivamente, se non lo avete già fatto, a leggere il suo libro "Un futuro senza luce?" da cui è tratto questo articolo. Io devo ancora finirlo, ma lo trovo un libro molto illuminante che mi sta facendo riflettere su quanto sia importante insistere prima di tutto sul concetto di efficienza energetica ancor prima che sullo "sviluppo" (che brutta parola, ma non mi è venuto in mente niente di meglio) delle fonti di energia rinnovabile.

Prossimamente pubblicherò comunque qualche altro estratto da questo libro, che potete trovare nella sezione dedicata alla decrescita del sito www.carta.org.

Alla prossima,
Daniele
 
posted by Daniele at 1:30 PM | Permalink | 8 comments
sabato, ottobre 07, 2006
No al pizzo sulle rassegne stampa

Le modifiche al diritto d'autore colpiscono le attività senza scopo di lucro andando a impattare anche sull'online. L'accusa di Peacelink, che lancia una iniziativa web contro le nuove norme

Roma - "No alla tassa sulle rassegne stampa". Con questo slogan l'associazione PeaceLink ha lanciato in rete una campagna per revocare le modifiche alla legge sul diritto d'autore introdotte con il decreto legge 262 del 3 ottobre 2006, che ha stabilito l'obbligo di un pagamento per la riproduzione di articoli di attualità senza scopo di lucro, contrariamente a quanto prevedeva la precedente formulazione sul diritto d'autore che poneva come unico obbligo la citazione della fonte.

"Un gruppo missionario che raccoglie sul web articoli sulla guerra in Darfur - spiega una nota della celebre associazione pacifista - Un comitato di quartiere che vuole documentare uno scempio ambientale archiviando articoli della stampa locale. Un'associazione di persone colpite da una malattia rara che vuole mettere a disposizione di tutti una rassegna stampa sui progressi scientifici del settore. Un'associazione pacifista che vuole denunciare, con prove giornalistiche alla mano, crimini di guerra e violazioni dei diritti umani.
A partire da domani tutti questi soggetti potrebbero essere costretti a pagare una tassa ingiusta alle associazioni degli editori per continuare a svolgere le loro attività. Soldi che per giunta verranno intascati dagli editori, e di certo non dai giornalisti che hanno scritto quegli articoli, pagati una tantum per la cessione dei loro diritti d'autore alle testate per cui lavorano".

"Da più di dieci anni - ha dichiarato Carlo Gubitosa, referente della campagna - collaboro con il sito www.peacelink.it, che sulle sue pagine ospita quasi 18mila articoli, alcuni originali, altri tradotti, molti ripresi da varie fonti autorevoli, sempre e comunque menzionate e riportate per esteso. Sul nostro sito tutti questi articoli hanno acquistato un valore aggiunto proprio perchè organizzati, tematizzati, catalogati e collegati tra loro grazie al lavoro di un gruppo costituito totalmente da volontari, dal presidente in giù.
Molto di questo materiale è scomparso dai siti web delle testate che lo hanno pubblicato, e questo aggiunge al nostro lavoro di bibliotecari anche un importante ruolo di memoria storica delle lotte italiane e internazionali per la pace e il rispetto dei diritti umani".

Nel testo dell'appello, pubblicato a questo indirizzo si chiede al parlamento italiano di abolire con un opportuno provvedimento le disposizioni contenute nel decreto legge 262/2006 che modificano in senso restrittivo la legge sul diritto d'autore.

Tratto da Punto Informatico
 
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mercoledì, ottobre 04, 2006
La «guerra al clima» dei voli low-cost
La guerra al ribasso sul costo dei biglietti aerei (anche se sicuramente qualcuno avrebbe l'ardire di affermare che "comunque costano troppo") sta convertendo quello che prima era un mezzo di trasporto "d'elitè" un vero e proprio mezzo di trasporto di massa. Infatti, se consideriamo il rapporto "soldi/tempodipercorrenza", l'aereo diventa spesso la soluzione più conveniente per i propri spostamenti. Anzi, in taluni casi il costo dei biglietti aerei è persino inferiore a quello di altri mezzi di trasporto ecologicamente più sostenibili, come la nave e il treno. In questa situazione è facile capire come il trasporto aereo stia prendendo sempre più piede rispetto ad altre forme di trasporto collettivo. Ma i costi chi li paga?

Il sistema nel quale viviamo ci spinge a fare le nostre scelte unicamente sulla base del nostro tornaconto personale, sia che si tratti di prendere un aereo sia che si tratti di andare a fare la spesa in un supermercato. Noi, o almeno la maggior parte di "noi", agiamo unicamente in base al nostro interesse e quindi se il biglietto aereo costa meno di quello del treno, e oltretutto ci consente di spostarci in maniera decisamente più veloce (questo è, ahimè, un dato oggettivo), perchè mai dovremmo decidere di optare per il treno?

E' evidente che in questa situazione soltanto facendosi domande del tipo "si, è vero, il biglietto aereo costa meno e mi consente di risparmiare qualche ora di viaggio, ma qual'è il prezzo del biglietto per l'ambiente?" si può mettere in discussione la scelta, che appare ovvia, di prendere l'aereo. Purtroppo, il "prezzo del biglietto" che l'ambiente è costretto a pagare non è incluso nel prezzo del biglietto che paghiamo per prendere l'aereo. Quindi, tornando alla domanda di prima, chi li paga quei costi?

Nessuno, può essere una risposta. Ma "tutti" è senz'altro quella più corretta! TUTTI! Anche quelli che nella loro vita non hanno mai messo piede su un'aereo. Senza dimenticare ovviamente gli animali non umani, che non sanno nemmeno di cosa stiamo parlando e probabilmente non si rendono nemmeno conto di quello che noi umani stiamo facendo al pianeta, altrimenti si coalizzerebbero tutti quanti e ci farebbero fuori!

Tornando strettamente in tema, per avere un quadro della situazione attuale riporto un articolo (da cui il titolo di questo post) apparso qualche giorno fa sul sito di Marcello. L'articolo è scritto da Marinella Correggia ed è apparso per la prima volta sul quotidiano "Il Manifesto".

Saluti, alla prossima.
 
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