venerdì, gennaio 26, 2007
La terra sotto i pc
Uno spunto interessante... tratto dal sito www.carta.org



La terra sotto i pc

di Alain Gras, La Decroissance

I profeti della nuova modernità hanno voluto annunciarci un mondo etereo, quello dell'ether-internet che ci farebbe accedere a una comunicazione senza inquinamento. Il sogno di un beneficio senza controparte è rilanciato. "Utopia della comunicazione" come lo denunciava già Philippe Breton, ma utopia che, attraverso i media, scurisce il senso comune e diventa un'ideologia efficace per confondere le piste.

Il grande volo delle scienze nel diciannovesimo secolo porta l'imprigionamento della potenza del fuoco nella macchina a vapore. Salta fuori così la scoperta dell'elettricità. Questa elettricità è inseparabile del magnetismo, poiché ci si accorge molto presto che la dinamo che produce la corrente utilizza i campi magnetici. È tuttavia con il telegrafo, percorso da corrente a debole intensità che si realizzerà la prima comunicazione istantanea nel 1850. Il telegrafo ha bisogno di molta materia per propagare i suoi segni, in particolare fili, cavi e pali, oltre all'energia. Era allora ben visibile che l'informazione si basava su una sostanza fisica. Un po' più tardi, la scoperta delle onde elettromagnetiche fatta da Maxwell, instaurerà una novità: il trasporto dei segni diventerà visibile.

Questo mondo è a prima vista paradossale: la calamita che gira nella bobina produce una corrente ma l'elettricità indotta va, attraverso artefatti emettitori, diventare un'onda che un ricettore trasformerà in segni. La produzione elettrica impone quindi il consumo di energia a ogni tappa della trasformazione in segni.

I cavi, i satelliti, e il pc, con i suoi chip, non cadono dal cielo ma vengono costruiti in fabbriche ben terrestri. Una strumentazione sofisticata è quindi necessaria perché possiamo aver accesso a questo mondo invisibile. Questo processo è lungo e costoso.

Il discorso dei profeti del cyberspazio si basa sulla pretesa "dematerializzazione" che il progresso tecnologico genera naturalmente dall'era elettronica. Se si crede a questi parolai, buona parte dei servizi e delle merci sarà sostituita da operazioni virtuali. La posta elettronica, immagine che viene spesso usata, è un esempio molto discutibile, poiché si paragonano modi di comunicazione. Questo tipo di falsa contabilità ci spinge a sottometterci a tutte le evoluzioni teconologiche.

Inoltre, la veloce obsolescenza del materiale accelera la domanda, che continua a crescere in modo sostenuto. Secondo uno studio recente, questi chip richiedono molti prodotti chimici - 72 grammi -, l'equivalente di di 1,6 chilogrammi di petrolio e 32 litri di acqua per la loro fabbricazione. Si può quindi parlare di materializzazione secondaria a proposito di queste tecniche.

Altri studi mostrano che i centri di trattamento dati sono molto golosi di energia. Secondo Mills il settore informatico consuma il 18 per cento dell'elettricità degli Usa, e l'infrastruttura di internet, secondo il Wuppertal institute, il 4 per cento dell'elettricità della Germania. Secondo uno studio statunitense, lo schermo Lcd di un computer recente di misura media consuma 317 kWh durante il suo ciclo di vita, se si molteplica per 317 il numero di computer in servizio nel 2006, fa 317 miliardi di kWh.

Inoltre i residui di questa industria rappresentano secondo i dati della Comunità europea. Sappiamo che questi rifiuti sono estremamente tossici poiché contengono metalli pesanti [mercurio, nickel, cadmio, arsenico, piombo] e metalli preziosi. Il materiale scaduto è mandato, come molti prodotti tossici, fuori dai paesi ricchi. Esiste perfino una provincia, in Cina, quella di Guandong, che si è fatta la fama di cimitero di pc. Il bilancio energetico si appesantisce pesantemente se al consumo elettrico durante la corta vita dell'oggetto tecnico, e alle spese energetiche legate alla sua fabbricazione, si deve aggiungere anche il trasporto fino al paese spazzatura. Per pensare la decrescita, bisogna quindi ripensare l'informatica e il cyberspazio, ma come?
 
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martedì, gennaio 23, 2007
Rete per la difesa dei Beni Comuni
Una nuova opportunità per i cittadini di Palermo

In seguito a due incontri promossi in Dicembre al Centro Arrupe da Padre Alex Zanotelli e da Padre Gianni Notari, che hanno visto la partecipazione di numerosi cittadini pronti ad impegnarsi per importanti problematiche sociali, si è costituita la “Rete per la difesa dei Beni Comuni ”

Nella città di Palermo si assiste al perdurare di gravi problemi socio-economici che mantengono fasce di cittadini deprivati degli strumenti di sviluppo, del lavoro e dei più elementari servizi civici quali acqua, energia, raccolta rifiuti ecc. In questo quadro, purtroppo, la maggioranza della popolazione è chiusa nel proprio interesse personale, incantata e stordita dai reality televisivi e poco attenta ai piani progettuali del potere politico. Per questo motivo, malgrado l'attività di vari comitati e associazioni, ai quali la Rete si rivolge per arricchirsi dell'esperienza disponibile, si stenta a creare un forte e unitario movimento di cittadinanza attiva.

La “Rete per la difesa dei Beni Comuni” si propone l'obbiettivo primario di coinvolgere il maggior numero di cittadini interessati al tema della difesa dei Beni Comuni e della tutela dell’ambiente e della salute e ad un corretta soluzione dei problemi riguardanti il territorio e lo sviluppo della città. Priorità sarà data ai due temi che al momento costituiscono il pericolo maggiore: il tentativo di privatizzazione dell’acqua e la minacciata costruzione degli inceneritori di rifiuti.

Per quanto riguarda la questione Acqua il problema è il tentativo in corso, in tutto il mondo e non solo in Italia - e in alcune zone già realizzato - di privatizzare questo bene comune fondamentale e vitale tanto per l'uomo che per gli altri esseri viventi facendone oggetto di mercato. In alcuni paesi del Sudamerica sono state le popolazioni, scese in massa in piazza, a bloccare i tentativi di privatizzazione, mentre in Europa e in Italia, si sono già concretizzati parecchi contratti con società che, a fronte di una millantata maggiore efficienza nel servizio, impongono vertiginosi aumenti delle tariffe. Tutto questo malgrado la Conferenza Internazionale di Lisbona abbia sancito che l'acqua è un diritto fondamentale dell'umanità e che non può essere proprietà di nessuno.

In Sicilia, conseguentemente all'indirizzo politico attuale, è in atto il tentativo di privatizzazione iniziato con lo smantellamento degli enti pubblici quali l'EAS, e la creazione di una cosiddetta Agenzia (con stipendi da nababbo per i funzionari addetti) che anacronisticamente accentra non solo le funzioni di gestione e pianificazione, ma anche quelle di controllo (in pratica si “autocontrolla”).

Per contrastare questo piano iniquo la Rete si propone d'impegnarsi nella campagna, in corso a livello nazionale, di raccolta firme per la presentazione della Proposta di Legge d'iniziativa Popolare "Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico"

Per quanto concerne la questione Rifiuti (Materiali post-Consumo), bisogna ricordare che l’attuale Piano Regionale Rifiuti, tenacemente perseguito dal Presidente Cuffaro, prevede la realizzazione di quattro grandi inceneritori (chiamati in maniera eufemistica termovalorizzatori per far credere che possano produrre energia in quantità rilevante, bruciando ogni tipo d'immondizie), da collocare in siti di particolare interesse ambientale quali la valle del Simeto (Paternò), la zona agricola di Casteltermini nei pressi del fiume Platani, la zona già martoriata di Augusta e l’area di Bellolampo, che domina la città di Palermo.

Oltre ai gravissimi problemi d'ordine ambientale e sanitario, dovuti all’immissione nell’ambiente di alcune tra le molecole e sostanze più tossiche che l’uomo conosca (diossine, metalli pesanti, polveri ultrafini ricche di sostanze nocive) ed all’inquinamento atmosferico, del terreno, delle falde idriche e dell’intera catena alimentare, esistono molti altri motivi per considerare l'incenerimento dei rifiuti una soluzione errata ed antieconomica, che in base alle stesse normative nazionali ed europee dovrebbe essere al limite riservata ad una quota minima e residuale di rifiuti. Ma enormi interessi d'ordine politico e speculativo ostacolano la corretta applicazione della Legge e premono per la realizzazione di un sistema di smaltimento ecologicamente dannoso, impedendo la realizzazione della corretta filiera, incentrata sulla raccolta differenziata e sul recupero di materiali cartacei, lignei, plastici ecc. che permetterebbe di avviare l'industria del riciclo; di creare nuovi posti di lavoro; di ridurre anziché moltiplicare i costi del servizio e le tasse a carico dei cittadini.

Anche per questa dura lotta civile, ci si può impegnare per la raccolta firme, già in atto, che chiede il blocco immediato dei cantieri di Augusta, Bellolampo, Casteltermini e Paternò.

Sulla base di queste brevi illustrazioni delle principali tematiche prese in considerazione dalla Rete, durante le riunioni preliminari si è deciso, attraverso elaborazioni di gruppi di lavoro, di procedere individuando dei punti come tappe di percorso e precisamente:

1) Elaborazione del presente documento programmatico quale sintesi delle varie proposte denominato "Patto Civile" la cui firma rappresenti l'impegno da parte d'ogni componente della Rete ad attivarsi per raggiungere gli obiettivi stabiliti.

2) Approfondimento delle tematiche relative per dare ad ognuno la conoscenza anche tecnica e scientifica che permetta di sostenere dibattiti e confutazioni da parte di chiunque.

A questo proposito s'individua la necessità di creare un momento stabile e continuativo con un preciso riferimento temporale aperto a tutti, quale ad esempio un "laboratorio permanente" presso il Centro Pedro Arrupe, con cadenza settimanale in orario fisso. La proposta iniziale è di 4 incontri al mese, due per ogni problematica, uno per settimana, alternati, alle ore 18.30/20.00 (ad es. il Lunedì della prima e della terza settimana dedicato al tema della privatizzazione dell'acqua, quello della seconda e quarta al tema della corretta gestione dei materiali post consumo/rifiuti ) così da dare a chiunque lo desideri la possibilità di approfondire le tematiche suddette, grazie anche ad interventi di tecnici ed esperti ed all'ausilio di ampia documentazione.

3) Individuazione di strumenti concreti per informare, sensibilizzare, responsabilizzare i cittadini al fine di dar vita, nella nostra città, ad una cittadinanza attiva, libera da qualsiasi tentativo di strumentalizzazione politica, in grado di trasformarsi in lievito per una vera democrazia partecipata.

Tra i vari strumenti ipotizzati: sit-in nei quartieri, con proiezioni di filmati, incontri, dibattiti per creare punti d'aggregazione e coinvolgere il maggior numero di soggetti attivi sul territorio : Chiese, Scuole, Associazioni, Circoli ed enti locali con particolare riferimento alle Circoscrizioni Comunali. Affinché tutto questo lavoro sia produttivo e non dispersivo sarebbe augurabile la formazione di gruppi di lavoro ben definiti che si diano un programma pianificato nel tempo e predispongano la necessaria documentazione da diffondere nel territorio. Sarebbe oltremodo utile ed efficace dare vita a strumenti condivisi d'informazione e comunicazione on-line, quali un sito web ove attingere informazioni e notizie, uno spazio-forum e una mailing-list con la quale collegare ogni componente della Rete.

4) Periodiche riunioni che permettano di fare il punto e di trarre elementi utili per il proseguimento dell'attività della Rete.

Per ulteriori informazioni e per aderire alla Rete scrivere a questo indirizzo e-mail.
 
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venerdì, gennaio 19, 2007
Consigli decrescentisti...
Essendo questo un blog dedicato alla decrescita non potevo, prima o dopo, esimermi dal divulgare "I primi 10 consigli per entrare nella resistenza con la decrescita" redatti dai francesi "Casseurs de pub", i (letteralmente) distruttori di pubblicità che curano anche la rivista "La Décroissance" (da cui l'ispirazione per la nascita dell'analoga rivista italiana "La Decrescita"). E intanto che ci sono me li rileggo pure io che non fa mai male...



1. Liberarsi dalla televisione
Per entrare nella decrescita, la prima tappa è prendere coscienza dei propri condizionamenti. Il primo portatore di condizionamenti è la televisione. La nostra prima scelta sarà di liberarsene. Così come la società dei consumi riduce l’uomo alla sua dimensione economica – consumatore -, la televisione riduce l’informazione alla superficie, l’immagine. Media della passività, quindi della sottomissione, non smette di far regredire gli individui. Per sua natura, la televisione richiede la rapidità, non tollera i discorsi approfonditi. La televisione inquina al momento della sua produzione, durante l’utilizzo e poi come rifiuto.
Noi le preferiamo la nostra vita interiore, la creatività, imparare a fare musica, fare ed assistere a spettacoli viventi…Per tenerci informati abbiamo delle scelte: la radio, la lettura, il teatro, il cinema, incontrare gente, ecc.

2. Liberarsi dall’automobile
Più che un oggetto, l’automobile è il simbolo della società dei consumi. Riservata al 20% degli abitanti della terra, i più ricchi, porta inesorabilmente al suicidio ecologico per la distruzione delle risorse naturali (necessarie per la sua produzione) o per i diversi tipi di inquinamento tra cui l’aumento dell’effetto serra. L’automobile provoca guerre per il petrolio di cui l’ultima per data è il conflitto irakeno. L’automobile porta anche come conseguenza una guerra sociale che provoca un morto ogni ora solamente in Francia. L’automobile è uno dei flagelli ecologici e sociali del nostro tempo.
Noi le preferiamo: il rifiuto dell’ipermobilità. La volontà di abitare vicino al luogo di lavoro. Camminare a piedi, andare in bicicletta, prendere il treno, utilizzare i trasporti collettivi.

3. Liberarsi dal telefonino
Il sistema genera dei bisogni che diventano delle dipendenze. Ciò che è artificiale diventa naturale. Come numero di oggetti della società dei consumi, il telefonino è un falso bisogno creato apposta dalla pubblicità. “Con la telefonia mobile, siete mobilitabili in un istante”. Assieme al telefonino butteremo via i forni a micro-onde, le falciatrici a motore, e tutti gli oggetti inutili della società dei consumi.
Noi preferiamo al telefonino la posta, la parola, ma soprattutto cercheremo di vivere per noi stessi invece di cercare di riempire il vuoto esistenziale con degli oggetti.

4. Rifiutare l’aereo
Rifiutare di prendere l’aereo, è prima di tutto rompere con l’ideologia dominante che considera un diritto inalienabile l’utilizzo di questo mezzo di trasporto. Però, meno del 10% degli esseri umani hanno già preso l’aereo. Meno dell’1% lo utilizza tutti gli anni. Questo 1%, la classe dominante, sono i ricchi dei paesi ricchi. Sono loro che detengono i media e fissano le regole della società. L’aereo è il mezzo di trasporto più inquinante per passeggero trasportato. A causa dell’alta velocità, sballa la nostra percezione delle distanze.
Noi preferiamo andare meno lontano, ma meglio, a piedi, sul carretto a cavallo, in bicicletta o in treno, in barca a vela, con ogni veicolo senza motore.

5. Boicottare la grande distribuzione
La grande distribuzione è inscindibile dall’automobile. Disumanizza il lavoro, inquina e sfigura le periferie, uccide i centri delle città, favorisce l’agricoltura intensiva, centralizza il capitale, ecc. La lista dei flagelli che rappresenta è troppo lunga per essere elencata qui.
Noi le preferiamo: prima di tutto consumare meno, l’autoproduzione alimentare (l’orto), poi le botteghe di quartiere, le cooperative, l’artigianato. Questo ci porterà anche a consumare meno e a rifiutare i prodotti industriali.

6. Mangiare poca carne
O meglio, mangiare vegetariano. Le condizioni di vita riservate agli animali di allevamento rivela la barbarie tecnoscientifica della nostra civiltà. L’alimentazione carnea è anche un grosso problema ecologico. E meglio nutrirsi direttamente dei cereali che utilizzare il terreno agricolo per nutrire animali destinati al macello. Mangiare vegetariano, o comunque mangiare meno carne ci porta anche una miglior igiene alimentare, meno ricca in calorie.

7. Consumare prodotti locali
Quando si compra una banana delle Antille, si consuma anche il petrolio necessario al suo trasporto verso i nostri paesi ricchi. Produrre e consumare localmente è una delle condizioni migliori per entrare nel movimento di decrescita, non in senso egoistico, chiaramente, ma al contrario perché ogni popolazione ritrovi la sua capacità di autosufficienza. Per esempio, quando un contadino africano coltiva delle noci di cacao per arricchire qualche dirigente corrotto, non coltiva di che nutrirsi e nutrire la sua comunità

8. Politicizzarsi
La società dei consumi ci lascia la scelta: tra Pepsi-Cola e Coca-Cola o tra caffè Lavazza e caffè “equo” di Max Havelaar. Ci lascia delle scelte da consumatori. Il mercato non è né di destra, né di centro né di sinistra: lui impone la sua dittatura finanziaria avendo come obiettivo di rifiutare qualunque contraddittorio o conflitto di idee. La realtà sarà l’economia: gli umani si sottomettano. Questo totalitarismo è paradossalmente imposto in nome della libertà, di consumare. Lo status di consumatore è addirittura superiore a quello di essere umano..
Noi preferiamo politicizzarci, come persone, nelle associazioni, nei partiti, per combattere la dittatura delle fabbriche. La democrazia esige una conquista permanente. Muore quando viene abbandonata dai cittadini. E’ ora di propagare l’idea della decrescita.

9. Sviluppo della persona
La società dei consumi ha bisogno di consumatori servili e sottomessi che non desiderino più essere degli umani a tutto tondo. Questi non possono più esistere che grazie all’abbrutimento, per esempio davanti alla televisione, ai “divertimenti” o al consumo di psicofarmaci (Prozac…)
Al contrario, la decrescita economica ha come condizione uno sviluppo sociale ed umano. Arricchirsi sviluppando la propria vita interiore. Privilegiare la qualità della relazione con se stessi e con gli altri a detrimento della volontà di possedere degli oggetti che a loro volta vi possiederanno. Cercare di vivere in pace, in armonia con la natura, non cedere alla propria violenza, ecco la vera forza.

10. Coerenza
Le idee sono fatte per essere vissute. Se non siamo capaci di metterle in pratica, serviranno solo a far vibrare il nostro ego. Siamo tutti a bagno nel compromesso, ma cercheremo di tendere alla maggior coerenza. E’ la scommessa della credibilità dei nostri discorsi. Cambiamo ed il mondo cambierà.
Questa lista sicuramente non è esaustiva. A voi completarla. Ma se non ci impegniamo a tendere verso la ricerca della coerenza, ci ridurremo a lamentarci ipocritamente sulle conseguenze del nostro stile di vita. Evidentemente non c’è un modo per vivere “immacolati” sulla Terra. Siamo tutti a bagno nel compromesso, e va bene così.
 
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martedì, gennaio 16, 2007
Forza Confindustria!
Curiosando qua e là in rete mi sono imbattuto in questo articolo di un tal Paolo De Gregorio che riporto integralmente sotto. Se avete seguito la puntata della trasmissione "che tempo che fa" di domenica sera, forse avrete notato anche voi un certo servilismo da parte del conduttore Fabio Fazio nell'approciarsi al suo ospite, nientepopòdimeno che Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confindustria. E pensare che magari poteva essere l'occasione per un confronto con Luca Mercalli (metereologo "decrescentista" che partecipa alla trasmissione di Fazio)... buona lettura.
Nella trasmissione televisiva di ieri sera “che tempo che fa” a cura di Fabio Fazio, abbiamo avuto prova inconfutabile della impercettibile differenza che ormai vi è tra opinioni considerate di destra e di sinistra, e quando poi si parla della “Ferrari” e della economia capitalista l’omologazione è totale, festosa, rassicurante.

L’intervista di Fazio al presidente di Confindustria, Cordero di Montezemolo ha consacrato Fazio quale omologo di Bruno Vespa nel nobile intento di tenere gli italiani lontani da qualsiasi approfondimento di fatti e responsabilità, offrendo al capoccia degli industriali una passerella trionfale resa meno insopportabile solo dal noto garbo e ironia leggera del conduttore.

Le drammatiche notizie di questi giorni che riguardano i cambiamenti climatici e rendono molto incerto e fosco il futuro dell’umanità, e che hanno proprio nel ciclo di produzione capitalista e nell’enorme numero di auto in circolazione i massimi responsabili, non hanno trovato nella trasmissione nemmeno un accenno, magari scherzoso. Niente.

Il presidente degli industriali, della Fiat, della Ferrari, l’uomo che cumula nella sua persona la piena responsabilità delle scelte industriali che hanno creato un mondo a misura di automobili, con aria fetida, polveri sottili cancerogene, migliaia di morti per incidenti, centinaia di migliaia di invalidi ogni anno (assistiti a carico dello Stato), enormi responsabilità per l’effetto serra e lo scioglimento dei ghiacciai, protagonista con la Ferrari e la Formula Uno di istigazione alla velocità, e ai comportamenti temerari sulla strada, viene ricevuto come un benefattore dell’umanità, complimentato per i suoi successi meravigliosi dalla controfigura di Vespa che lo indica anche come soggetto adatto alla Presidenza del Consiglio.

E qui la questione si fa seria, epocale, e sotto processo vi è la dittatura degli industriali che hanno guidato l’economia mondiale verso il punto di non ritorno, per quanto riguarda la capacità del pianeta terra di sopportare gli insulti di uno sviluppo insensato e non sostenibile.

A questo punto bisogna dividersi e dire con chiarezza a quale corrente di pensiero si aderisce, come funziona per l’origine dell’uomo o credi nel creazionismo divino, o credi nell’evoluzionismo Darwiniano.

Non ci si può più rifugiare dietro i se e i ma e le solite ambiguità ed omissioni, o si è a favore di “questo sviluppo” che abbiamo sotto gli occhi, la cui logica è una crescita infinita e l’espansione dei consumi fino alla fine delle risorse e alla desertificazione, o si è contro e si pensa ad una decrescita verso un livello SOSTENIBILE in cui tutto il sistema energetico e dei trasporti sia sottratto alle convenienze degli industriali, deciso in sede scientifica e politica, e spostato URGENTEMENTE verso le energie rinnovabili, il risparmio energetico e i trasporti pubblici.

Vi offro una “chicca” che spiega meglio di qualsiasi trattato sociologico come funziona veramente l’America e che essere antiamericani sarebbe un dovere civile. Dal New York Time : l’assistente di Bush e lobbysta della industria petrolifera Philip Cooney ha alterato o censurato di suo pugno almeno una dozzina di rapporti scientifici sul clima presentati alla Casa Bianca, compresi quelli presentati dal governo stesso.

Per questi “meriti” Cooney è stato assunto dalla Exxon Mobil, per fare una campagna di disinformazione sui cambiamenti climatici, versando 2,9 milioni di dollari per finanziare associazioni e personaggi che negli Usa ed in Europa seminano dubbi e incertezze sul riscaldamento globale.

Le grandi corporation del petrolio e dell’auto ci vogliono condannare a morte, ma se cominciamo ad andare a piedi o in bicicletta e pretendiamo trasporti pubblici capillari ed efficienti, saremo noi a farli morire.

Paolo De Gregorio
 
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giovedì, gennaio 11, 2007
La grande Fiera dell'autoproduzione
Start: 13/01/2007 - 14:00
End: 14/01/2007 - 23:59

Realtà di incontro/scambio di metodi/conoscenze per uno stile di vita ai margini delle logiche di mercato.

Autocostruzioni e creatività per provvedere con le proprie mani e senza delega alcuna al soddisfacimento dei bisogni primari personali. per due giorni, a partire dalle 14.00 esposizioni varie, banchetti, mostra scambi, baratto, interscambio di tecniche dell'autoproduzione nel senso più ampio del termine.

continua qui.
 
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mercoledì, gennaio 10, 2007
Consapevolmente!
I nostri gesti quotidiani, anche quelli apparentemente più banali, esercitano un'influenza su qualcun altro. Ognuno di essi è una scelta politica, che oggi non riguarda più il semplice voto elettorale, ma coinvolge i nostri comportamenti, i rapporti con gli altri, persino i nostri acquisti. Comprare una maglietta è un'azione che implica conseguenze per un lavoratore del sud del mondo. Il modo con cui spendiamo i nostri soldi chiama in causa popolazioni lontane da noi, il cibo che mangiamo riguarda l'ambiente in cui viviamo e altri esseri con cui conviviamo in questo pianeta, il modo in cui cresciamo i nostri figli incide sul nostro e sul loro approccio alla vita.

Purtroppo la consapevolezza della relazione tra le nostre scelte quotidiane e le loro reali conseguenze sugli altri è offuscata. La maglietta che acquistiamo diventa nient'altro che un indumento da indossare, il cibo che mangiamo si riduce a essere considerato soltanto un alimento da consumare. Crescere un bambino diventa non più una faccenda di latte materno, tempo, coccole e disponibilità all’ascolto, ma passa attraverso il possesso e l’uso di una serie di oggetti che vogliono convincerci essere “indispensabili”: biberon, ciucci, lettini, arredi, latti e pappe artificiali, orsacchiotti, giocattoli preconfezionati: tutte cose che allontanano il bambino dalla madre, dal contatto con le persone e lo “educano” fin da piccolo a dipendere dagli oggetti, ad essere un “buon consumatore”.

Questo stato di cose esiste grazie a una serie di elementi: oggi è ritenuto importante conoscere i processi macroeconomici che animano la giostra del capitalismo, mentre scarsa rilevanza viene attribuita alle scelte individuali. Tutto ciò favorisce il mantenimento dello status quo e induce l'individuo a non dubitare delle proprie scelte. Basta raccogliere tante informazioni e operare coerentemente col proprio voto, ma al supermercato niente è messo in discussione. Quello che ostacola il cambiamento è sicuramente la dose di cinismo che ci facciamo iniettare: le scelte del singolo sono insignificanti, si dice. Ci sembra allora che tutto ciò che facciamo da soli non possa nulla di fronte al caos del mondo e alle grandi forze che determinano le sorti di donne e uomini. Dato che la maggior parte delle persone volge lo sguardo altrove, ci sembra inutile fare delle scelte individuali e responsabili. Ma non è sufficiente mettere una croce su una scheda elettorale, non basta "informarsi" guardando la tv, non basta sapere che il mondo va così e non basta avere delle idee per contribuire al cambiamento: bisogna anche metterlo in atto, cominciando dalla nostra vita di tutti i giorni. Continua

www.consapevolmente.org
 
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lunedì, gennaio 08, 2007
Rieccomi...
... sono tornato!:-)

Voglio sfruttare il blog per ringraziare le persone che ci hanno ospitato e quelle con cui abbiamo condiviso bei momenti nel nostro tour "milanese" di fine anno. Per quanto il mito del vegan che mangia solo insalata scondita (e al limite un pò di pasta col sugo) è duro a morire, non posso non ricordare anche (o sopratutto?) i bei momenti di carattere gastronomico, dalla "mensa sana" di Milano al ristorante vegano di Piacenza passando per la pasticceria vegan di Gallarate. Senza dimenticare, ovviamente, i (più o meno) deliziosi piatti che ci hanno preparato i nostri amici vegan che ci hanno di volta in volta ospitato (su tutti l'indimenticabile "stufato di verza e patate" che abbiamo mangiato per il cenone dell'ultimo dell'anno). E poi le passeggiate, i discorsi, le risate e... le partite alla Playstation (però potevi essere un pò più clemente...)! Grazie ancora di tutto!:-)

Dopo aver meschinamente sfruttato il blog per i miei fattacci personali (anche se mi sono mantenuto sul vago per non far sentire nessuno escluso), visto che non posto nulla da diverso tempo volevo postarvi la ricetta per la preparazione casalinga ("autoproduzione") del gomasio (ottimo condimento per pasta, verdure, salse, ecc... ecc...), tratta come al solito dal sito www.vegan3000.info:
Ingredienti
Semi di sesamo
Sale integrale fine (mediamente 1 cucchiaino di sale ogni 18 di sesamo, che potrete variare in base alle vostre necessità)

Preparazione
Lavate i semi di sesamo e lasciateli asciugare. Quando sono bene asciutti fateli tostare in una padella larga a fuoco alto, fino a quando si sgretolano stringendoli tra il pollice e l'anulare (circa 10-15 minuti). Fate attenzione a non farli bruciare sennò diventano amari, quindi mescolate spesso e, di tanto in tanto, fateli letteralmente saltare nella padella. Verso fine cottura aggiungete il sale, mescolandolo bene al sesamo e avendo cura di farlo cuocere. A fine cottura travasate il tutto nell'apposito mortaio ("suribace") e pestatelo per alcuni minuti. Il gomasio così ottenuto conserva tutta la sua fragranza, in un barattolo chiuso, per circa una settimana.
Ovviamente il gomasio si trova anche già pronto nei negozi di alimentazione biologica, però farlo in casa (vista anche la semplice preparazione) credo possa essere motivo di maggiore soddisfazione, no?:-) Oltre che di risparmio economico, anche se in misura molto ma molto limitata!;) Bisogna stare molto attenti a non carbonizzare i semi di sesamo, altrimenti si può buttar via tutto. Il mortaio non è strettamente necessario, basta trovare un modo per sminuzzare il più possibile i semi di sesamo dopo averli tostati a sufficienza (io l'ultima volta ho usato un... martello!)

Buon gomasio a tutti!

Daniele
 
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