venerdì, aprile 27, 2007
Pasta Brisè
Negli ultimi tempi, tutti (o quasi) i venerdì in casa nostra è diventata consuetudine la preparazione, per cena, di un tortino di pasta brisè con ripieni diversi di volta in volta.

Diciamo che l'autoproduzione casalinga della pasta brisè è stato un buon compromesso tra l'autoproduzione della pasta sfoglia (decisamente complessa) e l'acquisto della pasta sfoglia surgelata (decisamente non in linea con un ideale di decrescita).

La maggior parte delle ricette che si trovano in rete (basta fare una veloce ricerca con un qualsiasi motore di ricerca) prevedono l'utilizzo, fra gli altri ingredienti (acqua, farina, sale), della margarina. Il procedimento è abbastanza sempice e prevede appunto di mescolare velocemente la farina con la margarina e poi aggiungere l'acqua fino ad ottenere un panetto di consistenza piuttosto morbida, che poi va fatto riposare una mezzoretta prima di essere infornato.

Non posso certo definirmi un salutista, ma la margarina (al di là della questione dei grassi idrogenati o meno) non è decisamente salutare, quindi dopo aver provato a fare la pasta brisè un paio di volte con la margarina ho deciso di sostituirla con un più salutare olio extravergine d'oliva (direttamente da Altofonte in provincia di Palermo). Sicuramente è stato un passo avanti non solo in direzione "salutistica" ma anche in direzione della decrescita, ovvero del minor impatto ambientale della "mia" pasta brisè. Purtroppo non sono in grado di darvi una ricetta precisa della pasta brisè che autoproduciamo, ma in linea di massima utilizziamo 300 grammi di farina 0 + olio- sale- acqua quanto basta. ;)

Dopo aver fatto riposare il panetto, lo si può stendere, riempire con quel che si vuole (preferibilmente "roba" vegan) e poi mettere in forno a 180° per una mezzoretta circa (anche lì bisogna andare un pò "ad occhio"). Per quanto riguarda il ripieno, ne abbiamo sperimentati parecchi: cavolo bianco + curcuma, patate e carciofi, patate e finocchi, patate e porri. Questa sera invece il ripieno sarà costituito da una "padellata" di peperoni e tofu!
 
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martedì, aprile 24, 2007
La Tav in francese
"In una democrazia, non vedo in nome di cosa potremo impedire di mangiare fragole d'inverno". Alain Rousset, presidente socialista della regione Aquitania, pensa che nulla possa rimettere in questione il sacro principio della circolazione delle merci. La crescita richiede "scambi", la regione deve essere piena di nuove strade e di linee ad alta velocità. Un raccordo annulare a Bordeaux è "indispensabile". Un'autostrada Langau-Pau "capitale" per l'economia del Béarn. La Tav Bordeaux-Tours, Bordeaux-Toulouse o Bordeaux-Bayonne sono talmente utili che se non fossero costruite, "i nostri nipoti ce lo rimproverebbero" secondo Alain Juppé ex premier e sindaco di Bordeaux.

Ovunque in Francia la stessa urgenza impone la Tav Lione -Torino, l'autostrada Bourges-Troyers, il nuovo aeroporto in Loira-Atlantica. Entro il 2025, tremila chilometri di autostrada e altrettanto vie ferrate per l'alta velocità devono essere costruite.

Il trasporto emette il 38 per cento del diossido di carbone rilasciato dall'attività umana, il 45 per cento se vi aggiungiamo la raffinazione di petrolio, la costruzione di auto e di strade. Ci preoccupiamo del riscaldamento climatico, ma chi ha interesse allo sviluppo delle strade? Un camionista che lavora per l'industria automobilistica ci mostra il suo carico di pezzi di ferro: "Provengono dal Portogallo, perché la manodopera costa meno - spiega -, le porto nelle Vosges. Lì saranno saldati e dipinti. Quando gli schienali saranno finiti, ripartiranno in un'altra fabbrica di Madrid, dove monteranno la gommapiuma, il tessuto, la cintura di sicurezza. Poi un altro camion li porterà nella regione parigina per il montaggio finale". Finiranno su una Peugeot 207, venduta come "macchina pulita".

Chi protesta rischia di vedersi ridotto dai media a "tradizionali" movimenti "nimby" [Not in my backyard]. Segno del riscaldamento climatico o del rifiuto dello "sviluppo", molte associazioni evolvono dal "nimby" a un "né qui né altrove". I promotori delle autostrade devono fronteggiare mobilitazioni massice che rimettono in questione un intero sistema e non solo questo o quel tracciato. Il paese di Bostens, destinato al macello dal tracciato del A65, ha lanciato una moratoria nazionale "contro ogni nuova infrastruttura stradale". Quando un luogo di vita è minacciato, la protesta può andare fino all'azione diretta, come in Val di Susa.

La Tav ha un'immagine ambientalista perché non va a petrolio. Serve però a aumentare gli spostamenti di turisti, quadri e studenti. Laddove passa si costruiscono stazioni in mezzo alla campagna, che devono essere collegate a nuove quattro corsie perché si possa andare da qualche parte. Meno veloci e con un servizio in troppi comuni, le vecchie "grandi linee" sono abbandonate. "La gente inizia a capire che siamo a un punto in cui i danni all'ambiente sono superiori ai vantaggi delle infrastrutture", nota Denise Cassou. Il suo villaggio, in Gironda, potrebbe diventare il crocevia della Tav Bordeaux-Tolosa e Bordeaux-Madrid. Ma molti anche tra i difensori dell'ambiente, temono di passare per degli eretici del culto della crescita.

Accontentarsi di mettere le merci dei tir su dei treni o delle imbarcazioni, non è dimenticarsi di interrogare questa circolazione? Il prefetto della Gironda incarna questo pensiero che non può immaginare di rallentare, uscire dalla macchina e dal trasporto. Quando li si chiede se potrebbe vietare il traffico di tir a certe ore sulla strada per Bordeaux risponde: "Non volete che vieti l'attività economica?".

La Décroissance, marzo 2007

Tratto da www.carta.org
 
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venerdì, aprile 20, 2007
Indovinello. Chi ha detto questo sul Pil?
Un amico di Carta propone di indovinare chi ha scritto queste righe: "Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del Prodotto interno lordo [Pil]. Il Pil comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il Pil mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari. Non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani".

Tratto da www.carta.org
 
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lunedì, aprile 16, 2007
Detersivi BioAllegri
Lavorando in teoria e pratica su un nuovo modello di vita, ci siamo accorti di quanti detersivi usiamo e SPRECHIAMO. Spesso usiamo in abbinamento detersivi che si annullano a vicenda, oppure usiamo detersivi sbagliati per un'operazione che necessiterebbe di altri detergenti.

Tutti noi usiamo detersivi. Pochissimi di noi ne conoscono le caratteristiche chimiche, le dosi indicate, i consigli d'uso. Quasi nessuno si rende conto di quanto tossiche siano le sostanze che adopriamo e della necessità di sceglierle ed usarle con rispetto e intelligenza. Contribuiamo in ogni momento della giornata ad inquinare l'ambiente e noi stessi perchè non abbiamo mai imparato cosa sono veramente i detersivi. Le seduzioni televisive operano costantemente affinché ci si affidi totalmente alla pubblicità, dimenticando il buonsenso.

Noi di Mondo Nuovo abbiamo deciso che il nostro pessimo modello d'uso e abuso dei detersivi era un ottimo punto di partenza per ricominciare da capo. Cambiare in meglio ci è parsa una sfida meravigliosa...

E così abbiamo fatto!

Questo manuale è il risultato dei nostri studi, del nostro lavoro, dei nostri esperimenti, delle nostre ricerche, della nostra voglia di costruire, insieme ad altri, un Mondo Nuovo.

Speriamo che altri vogliano profittare di queste informazioni, di questo "Mo(n)do Nuovo chiavi in mano", ed unirsi nell'avventura di cominciare a vivere e pulire con un modello nuovo, divertendosi, usando Testa e Cuore.

Possiamo costruire un Mondo Nuovo dove l'Amore per la Terra è il Centro e la Radice di ciò che Scegliamo, e ogni giorno contribuiamo a Creare.

Tratto da: Detersivi BioAllegri

E' possibile scaricare il manuale "Detersivi BioAllegri 2007" cliccando qui.
 
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venerdì, aprile 13, 2007
UNA LEGGE DA INTERPRETARE? (L. 16/06)
In Lombardia NO.

Esiste una legge, l 16/2006, LOTTA AL RANDAGISMO E TUTELA DEGLI ANIMALI DI AFFEZIONE, che recita testualmente:

Art. 3

(Tutela dei modi di vita degli animali di affezione)

4. E’ vietato usare animali come premio o regalo per giochi, feste e sagre, lotterie, sottoscrizioni o altre attività.

5. E’ vietato, altresì, destinare al commercio o esporre cani o gatti di età inferiore ai sessanta giorni.

6. Sono vietati spettacoli, feste, gare, manifestazioni, giochi, lotterie, sottoscrizioni a premi ed esposizioni pubbliche e private che comportino per gli animali maltrattamenti, costrizione o detenzione inadeguata in strutture anguste.

Allora perché in molti luna park ambulanti si continuano a dare pulcini, papere e criceti come premi per il tiro a segno, tenendoli in spazi limititati, in mezzo al caos totale che genera un posto pieno di giostre, bambini urlanti e musica a tutto volume? Perché non ci sono persone che segnalano questi abusi, in primo luogo e perché nemmeno gli addetti ai lavori ovvero i veterinari delle ASL conoscono o sono in grado di applicare questa legge. Ci si chiede cosa ci sia mai di difficile nell’applicare una norma che dice: . E’ vietato usare animali come premio o regalo per giochi, feste e sagre, lotterie, sottoscrizioni o altre attività. di fronte a uno stand in cui pulcini, papere e criceti vengono utilizzati come premi. E’ di pochi giorni fa il caso di una ASL del pavese che ha permesso che questa barbarie continuasse indisturbata perché secondo la sua esclusiva e insindacabile opinione le papere, i pulcini e i criceti “non sono animali di affezione.” Eppure a chiunque la frase “E’ vietato usare animali come premio o regalo per giochi, feste e sagre, lotterie, sottoscrizioni o altre attività.” non risulta avere dei margini di interpretazione di questo genere.

Continua qui.
 
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mercoledì, aprile 11, 2007
Decrescita o "sviluppo sostenibile"?
Oggi vi posto un articolo di Massimo Fini che ho ricevuto tramite la mailing list del sito www.decrescita.it



Da Il Gazzettino del 10/4/07

Ora che il rapporto di 2500 scienziati dell'Onu ha documentato che sono in corso vasti cambiamenti climatici, dovuti a un aumento generale della temperatura provocato dalle attività dell'uomo, dalla iperproduzione, dalle colossali emissioni di gas che vengono dalle industrie e dai loro prodotti, e che se non si cambierà registro si va incontro oltre ai danni già in atto, a varie catastrofi a piacere, dalla riduzione dei ghiacciai, all'innalzamento dei mari, alla sommersione delle terre, alla desertificazione di altre, nessuno, credo, può più negare che il problema esiste e che l'«effetto serra» è un'invenzione dei soliti apocalittici.

E infatti, di fronte all'evidenza, nessuno più lo nega. Ma i rimedi proposti sono i soliti: «fonti di energia pulite, «rinnovabili», tecnologie ancor più sofisticate per poter avere uno «sviluppo sostenibile». Non esiste nessun «Sviluppo sostenibile». Lo sviluppo è già insostenibile. E ogni suo ulteriore incremento comunque ottenuto, al posto della decrescita, porta ancor più velocemente alla catastrofe ecologica. È illusorio pensare di salvare capra e cavoli, lo Sviluppo e l'ambiente, con il ricorso a fonti di energia «alternative». Qualsiasi fonte di energia usata in modo massivo è inquinante. Se al posto del petrolio e dei combustibili fossili si userà l'idrogeno, tanto caro al tecnologica Sonn Rifkin, si alleggerirà l'ecosistema in un punto ma lo si appesantirà in qualche altro. Senza contare che la conversione di un fonte di energia in un'altra vuole tutta una serie di adattamenti sistemici che non possono esser ottenuti che usando altra energia. Cosicché se nel particolare si ottiene, poniamo, la riduzione dell'inquinamento da due a uno, a livello sistemico lo si quadruplica. E invece di risolvere il problema lo si aggrava. «La tecnologia» mi ha detto una volta il filosofo della Scienza Paolo Rossi «per ogni problema che risolve ne apre altri dieci ancor più complessi con un effetto moltiplicatore».Questi si sono semplicemente dimenticati dell'entropia, della seconda legge della termodinamica che Carnot enuncia nel 1824 a proposito dei flussi di calore delle macchine a vapore e che nel 1860 il fisico tedesco Clausius estese alla produzione di tutte le forme di energia.Tutto ciò perché in Occidente non ci si vuole, o non si può, rassegnare a una società in cui lo sviluppo, la produzione di beni, il consumo, l'economia, il Pil non siano in costante crescita. E invece l'unica soluzione, se non vogliamo uccidere l'ecosistema che ci ha dato e ci dà la vita, è la decrescita: della produzione, dei consumi, dell'economia. Noi dobbiamo ridurre drasticamente i nostri livelli di vita, anche perché il cosiddetto benessere - andando qui oltre la questione dell'inquinamento che è la più evidente, la più immediatamente percepibile da chiunque, ma non è nemmeno la più importante - si è rivelato uno straordinario malessere esistenziale. Ovunque. In Cina da quando è iniziato il «boom» economico il suicidio è diventato la prima causa di morte fra i giovani e la terza fra gli adulti. In Europa i suicidi sono decuplicati dall'era preindustriale a oggi. Vorrà pur dir qualcosa. O no?

Il presidente della Banca Mondiale Paul Wolfowitz (davvero un bel soggettino, uno dei teocon più scatenati che ha fortissimamente voluto la guerra all'Iraq, commentando il rapporto degli scienziati Onu lamenta: «È triste constatare che oltre un milione di persone in varie parti del mondo sopravvivono a fatica, con un reddito inferiore a un dollaro al giorno. Ancor più numerosi sono gli esseri umani che non hanno accesso all'elettricità nelle zone rurali dei Paesi «in via di sviluppo». A parte il fatto che nelle economie di sussistenza, cioè di autoproduzione e di autoconsumo, si può fare a mano anche di un dollaro, al giorno o all'anno, Wolfowitz non sembra rendersi conto della contraddizione: se in quei luoghi arrivasse l'elettricità, se arrivassero i dollari, se i «Paesi in via di Sviluppo» si sviluppassero come noi il pianeta crollerebbe sotto il suo proprio peso. Se ottocento milioni di cretini industrializzati hanno messo a rischio l'ecosistema, sei miliardi lo distruggerebbero all'istante. Bisogna che gli abitanti dei Paesi industrializzati riducano i loro livelli di vita, abbassino la cresta e le loro folli pretese di crescita infinita su cui è basato il modello economico e sociale occidentale (le crescite esponenziali esistono in matematica, non in natura), solo allora, forse, potranno convincere i Paesi che chiamiamo del Terzo Mondo a fermarsi al punto in cui sono o, meglio, ancora, a ritornare ai loro modi di esistenza tradizionali in cui vivevano più serenamente e umanamente, prima che noi li trasformassimo in «Paesi in via di Sviluppo» (espressione che assume oggi connotati più sinistri che mai) perché, per alimentare la nostra crescita, abbiamo un assoluto e assassino bisogno, oltre che delle loro fonti di energia, dei loro mercati.Non so chi abbia messo in testa all'uomo occidentale (dimentico di tutto, della sua cultura di base, quella greca, di Eraclito e persino della fisica moderna) che la crescita sia un bene in sè. Anche il tumore è una crescita. Di cellule impazzite. Qui a far la parte delle «cellule impazzite» è l'uomo che è diventato il tumore della Terra e di se stesso.
 
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sabato, aprile 07, 2007
La preghiera dell'agnello
"Signore, sono un piccolo agnello, nato da un sogno della Tua creazione. A noi agnelli, per breve tempo ci è dato di brucare, sulle colline, l'erba madida di rugiada e scaldata dai primi raggi del sole.

C'è chi crede di poter festeggiare la Tua Pasqua vittoriosa con la nostra morte, una morte lunga, crudele. Assieme ad altri agnelli resterò appeso, da vivo, perché la mia carne sia più bianca, in attesa che l'ultima goccia di sangue esca dalle mie vene tra immense sofferenze.

Con la sensibilità allo spasimo e gli occhi lacrimanti, guarderò a Te, che hai voluto essere chiamato Agnello di Dio.

Per questa Tua partecipazione al mio dolore, fa che possa almeno vivere assieme ai miei amici in quel soggiorno felice che è il Tuo paradiso, per specchiarmi per sempre nella limpidezza del Tuo amore eterno. Amen."

Tratto da www.gondrano.it
 
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giovedì, aprile 05, 2007
Agricoltura naturale
Per "chiudere" (si fa per dire) il cerchio attorno alla questione dell'agricoltura "nonviolenta" (cioè l'agricoltura che non utilizza prodotti di origine animale, ma ovviamente nemmeno fertilizzanti chimici e inquinanti!), vi posto questo articolo che riassume i punti fondamentali dell'agricoltura naturale (anche detta "agricoltura del non fare") di Masanobu Fukuoka. Non sono un'esperto, nè tantomeno ho il pollice verde (anche se mi piacerebbe sperimentare) però credo che sia comunque importante divulgare queste informazioni, non trovate?



Le tecniche agricole moderne sembrano necessarie perchè l'equilibrio naturale dell'ecosistema è stato così profondamente alterato che la terra oggi non può più farne a meno. Questa logica non vale solo per l'agricoltura ma anche per altri aspetti della società. Allo stesso modo, i medici e la medicina diventano necessari quando la gente si costruisce un ambiente malato.

Prima della fine della guerra, quando andai su all’agrumeto a mettere in pratica quella che allora credevo fosse agricoltura naturale, non feci alcuna potatura e lasciai il frutteto a sé stesso. I rami si aggrovigliarono fra loro, le piante furono attaccate dai parassiti e quasi un ettaro di mandarineto seccò e morì. Da allora ebbi sempre in mente un interrogativo?: “Qual è la forma naturale?”. Per arrivare alla risposta fui costretto a sacrificare altre 400 piante e finalmente oggi posso dire: “Il metodo naturale è questo”.

Devo ammettere di aver avuto la mia parte di insuccessi durante i quarant’anni che ho dedicato alla ricerca, ma adesso riesco a ottenere raccolti uguali o anche migliori, sotto ogni aspetto, rispetto a quelli coltivati in maniera convenzionale. E cosa più importante: il mio metodo ha successo con una minimo apporto di lavoro e con costi decisamente ridotti, inoltre in nessun momento del processo di coltivazione c’è il più piccolo impiego di prodotti inquinanti, il tutto senza depauperare la fertilità del terreno.

Il metodo della “non-azione” è basato su quattro principi fondamentali:

... continua...
 
posted by Daniele at 2:25 PM | Permalink | 1 comments