mercoledì, dicembre 06, 2006
Smontiamo le superfici della GDO
Il modello della grande distribuzione francese è nato dopo la Seconda Guerra Mondiale, in seguito a un lungo periodo di miseria e crisi economica: l’intero paese è rovinato, le derrate alimentari sono rare, le vie commerciali difficili. I prezzi impennano. Nel dopoguerra, la classe politica sostiene lo sviluppo; l’equazione consumo-crescita-impiego sta per diventare una vera e propria religione. Nel 1949 Edouard Leclerc apre l’antenato dell’hard discount. Le piccole botteghe diventano dei minimarket (meno di 400 m2); in seguito si trasformano in supermercati (da 400 a 2500 m2) e in fine in ipermercati (più di 2500 m2). Si entra nell’era dei consumi del Trentennio Glorioso e si costruiscono grandi e medie superfici da adibire alla grande distribuzione. La Francia diventa il paese europeo con la più elevata concentrazione di supermercati: in Italia ogni milione di abitante ci sono 2 supermercati, 3 in Spagna, 10 in Belgio, 13 in Germania e Gran Bretagna e 15 in Francia. Prende forma una potente rete di distribuzione: solo sei centrali d’acquisto controllano il mercato francese.

Corruzione e controllo del sistema

Con il governo Mitterand, l’autorizzazione per costruire un ipermercato è subordinata al pagamento di una percentuale ai partiti e ai gruppi di costruzione locale. Si parte da una cifra corrispondente a 1 milione di Euro e si arriva a 3 milioni. L’esplosione delle autorizzazioni di costruzione coincide con il governo di François Mitterand: in nome della sacrosanta crescita! I grandi supermercati divengono i creatori dell’impiego: per un posto di lavoro precario creato, ne vengono eliminati 5 stabili negli altri settori. Inizia la mondializzazione disumanizzante: la grande distribuzione lega l’appropriazione incondizionata di ricchezze, il monopolio del potere, la distruzione del tessuto economico e sociale, lo sviluppo di un’agricoltura intensiva; incoraggia la produzione nei paesi del Sud, lo sfruttamento dei lavoratori e dei bambini nel Terzo Mondo. Infine esporta il proprio modello, come arma di distruzione di massa, verso i paesi sprovvisti di una protezione sociale. I politici sono stati per anni i collaboratori attivi e passivi di questo processo. Allo stato attuale è loro compito prendere le misure necessarie: occorre proibire i finanziamenti illeciti nel rispetto dei principi fondamentali del commercio, deve essere messo a punto un regolamento anti-trust, ed è necessario ridare ai fornitori il potere, confiscato dalla grande distribuzione, di fissare il prezzo finale stampandolo sulla confezione del prodotto. Questo strumento esiste già per i libri, i francobolli, i giornali, le sigarette e i farmaci.

Commercio itinerante come uscita di sicurezza

I consumatori possono tenere in considerazione delle alternative di acquisto: il commercio itinerante, ad esempio, è scomparso con la proprietà dell’automobile per tutti; un furgone di frutta e verdura che visita 200 clienti al giorno corrisponde a 200 automobili nel garage! Nelle zone rurali è un servizio diretto tra produttore e consumatore. Un altro percorso da sviluppare sono le associazioni per la salvaguardia dell’agricoltura contadina, AMAP (Association pour le Mantien de l’Agriculture Paysanne). In questo momento stanno conoscendo in Francia un successo senza precedenti. I membri dell’associazione finanziano in anticipo la produzione di un contadino che assicura loro, ogni settimana, una cassetta di frutta e verdura di stagione. È un modello che può essere riprodotto su larga scala e coinvolgere altre produzioni. La grande distribuzione non è meno cara per i prodotti freschi. La potente arma pubblicitaria ha convinto la maggior parte dei consumatori a non privilegiare i prodotti locali, che rappresentano un’alternativa vantaggiosa ai supermercati.

Il sostegno ai contadini

In Francia ogni venti minuti (e nell’Europa dei 15 ogni 3) 1 contadino non è più occupato nell’agricoltura; stabilire dei prezzi vantaggiosi per i produttori può ancora motivare i giovani agricoltori. Si tratta di uno strumento efficace per uscire dalla logica di un’agricoltura intensiva, standardizzata, produttivista, inquinante e sovvenzionata. Stabilire dei prezzi equi per i produttori non significa un aumento dei costi per il consumatore; in Francia un comune su due non ha più il commercio al dettaglio. Ai piccoli commercianti non resta che chiudere bottega. Per cambiare il meccanismo di distribuzione occorre estendere l’esperienza associativa locale a una rete che unisca contadini, consumatori e commercianti in un percorso che rispetti chi sta a monte e chi a valle. Questo è un vero commercio equo ed etico e non esotico o di nicchia: un commercio per tutte le persone e per tutti i prodotti in una reale riappropriazione dei circuiti di distribuzione.

Il mito del supermercato per il popolo

Dalla vecchia destra, alla sinistra liberale e ai pochi comunisti rimasti, tutti condividono la stessa parabola: “Occorre abbassare i prezzi per rilanciare la crescita al consumo”, ignorando che la frase “i nostri acquisti sono i nostri posti di lavoro” ha perso significato. L’aumento dei consumi corrisponde ormai a un aumento delle importazioni provenienti dai paesi dove la vita è meno cara. Il fenomeno è destinato a crescere con l’applicazione della nuova “Direttiva Bolkestein” che trasforma la de-socializzazione del lavoro in una norma europea, nel nome della libera concorrenza. La destra conservatrice segue le regole del libero mercato; la sinistra socialista dal 1983 si è convertita al reganismo tatcheriano e sostiene la valenza sociale della grande distribuzione: il supermercato difende il potere d’acquisto delle classi più svantaggiate. Possiamo riappropriarci dei nostri consumi! Privilegiando la vendita diretta, i mercati, le piccole attività commerciali di quartiere, le botteghe che distribuiscono i prodotti da agricoltura biologica e del commercio equo e solidale; occorre unirsi nelle reti cooperative di acquisto e di vendita esistenti e inventarne delle nuove. Un altro mondo è possibile, ma dirlo ritornando dal supermercato non è sufficiente. BOX Auchan e Carrefour attraversano le Alpi In Italia, la grande distribuzione francese domina una consistente fetta del mercato. Alcune insegne, un tempo nelle mani di imprenditori italiani, sono finite nell’orbita di multinazionali francesi; GS, prima controllata dalla famiglia Benetton e Del Vecchio è ora nelle mani del gruppo Carrefour, mentre La Rinascente fa parte della società Auchan. Nel 2000 Christian Jaquiau, un economista impiegato presso la Camera di Commercio a Parigi, denuncia i retroscena della grande distribuzione: pubblica Les Coulisses de la Grande Distribution primo e unico libro apparso in Francia sulle pratiche della grande distribuzione. Jacquiau racconta come la Francia sia diventato il paese con il numero più elevato di ipermercati e supermercati per abitanti; spiega come i gruppi che controllano la grande distribuzione, con l’appoggio delle leggi e delle istituzioni francesi, siano i diretti responsabili della standardizzazione dei prodotti e dei consumi. Jaquiau, ne Les Coulisses, denuncia il potere contrattuale della grande distribuzione e individua i compromessi che deve affrontare un industriale desideroso di entrare nella gdo: gli standard qualitativi richiesti, l’elevata capacità di vendita e le condizioni di pagamento a vantaggio del distributore; questi elementi escludono i piccoli produttori dal circuito della grande distribuzione e progressivamente dal mercato. Il sistema della grande distribuzione segue le stesse regole in tutto il mondo, avvicinandosi progressivamente al colosso americano Wal Mart: il controllo assoluto dei fornitori, il potere di determinare l’accessibilità dei prodotti nel mercato, il condizionamento delle scelte dei consumatori è la ricetta vincente.

Tratto da www.ilconsapevole.it
 
posted by Daniele at 9:30 AM | Permalink |


4 Comments:


  • At 12:37 PM, Anonymous Anonimo

    Bell'articolo! :O)
    ..tra qualche giorno dovremo parlare in privato di pasticcini... ;O)

    Bea

     
  • At 12:49 PM, Blogger Daniele

    Pasticcini...?:-)

    Alla mandorla magari... :D

     
  • At 4:04 PM, Blogger Daniele

    Adesso ho capito a cosa ti riferivi... yummmmmmmmmmm

     
  • At 7:08 PM, Anonymous Anonimo

    ciao dany...

    il supermercato lo considero l'evoluzione dell'allontanamento dell'uomo dalla natura...

    il consumatore è semrpe più ignaro di come avvengano i processi per procurarsi il mangiare!

    il processo è sempre meno naturale... nascosto al consumatore finale...


    poi... non ha nessuna utilità economica visto che distrugge le microeconomie , colonne portanti del Paese...
    complimenti sempre ottimi spunti
    ciao...